Avevano promesso di spedirli nel pacchetto di aiuti appena approvato recentemente al Congresso e firmato dal presidente Biden, invece i missili a lungo raggio ATACMS, armi che gli Stati Uniti in oltre due anni di guerra avevano dichiarato di non voler inviare all’Ucraina per evitare che il conflitto si trasformasse da difensivo in offensivo, sono già nelle mani di Kiev, spediti segretamente da Washington. E da parte dell’ammiraglio Tony Radakin, capo di Stato Maggiore della Difesa britannica, emergono valutazioni sull’influenza che queste avranno sulla guerra che avevano spinto proprio gli Usa a collocare questo tipo di armi al di là di quella linea rossa tracciata inizialmente per evitare l’allargamento del conflitto con Mosca: “Mentre l’Ucraina acquisisce maggiori capacità per la lotta a lungo raggio, la sua capacità di continuare le operazioni in profondità diventerà sempre più una caratteristica” della sua offensiva, ha detto aggiungendo che così Kiev organizzerà “attacchi e raid di sabotaggio” utilizzando armi a lungo raggio all’interno della Russia.

Così, per alimentare ancora la resistenza ucraina, fiaccata dalla superiorità numerica sia di uomini che di armamenti a disposizione della Russia, Washington viene meno alle sue promesse e sceglie di fornire a Kiev anche armi a lungo raggio. Il timore iniziale era chiaro: in un conflitto causato da un’invasione territoriale da parte dell’armata di Vladimir Putin, fornire a Kiev armi come gli ATACMS capaci di colpire ben oltre il confine russo, dato che la loro gittata supera i 300 chilometri, voleva dire favorire raid ucraini sulle città di confine russe e, di conseguenza, dare a Putin un appiglio per giustificare un’intensificazione dello scontro permettendogli di mettere in campo armi ben più performanti e distruttive, se non addirittura bombe nucleari tattiche. Un po’ lo stesso ragionamento che aveva fatto escludere, salvo poi fare anche in questo caso passi indietro, l’invio di caccia F-16.

La decisione Usa
Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale, spiega che la decisione del presidente Joe Biden di cambiare la propria posizione rispetto al passato è stata influenzata in parte dai crescenti attacchi della Russia alle infrastrutture civili ucraine, oltre all’uso da parte del Cremlino di missili balistici nordcoreani. Gli ATACMS, secondo quanto appreso dal Financial Times, sono arrivati in Ucraina già la settimana scorsa e sono stati usati per attaccare un aeroporto in Crimea e una posizione di truppe russe. “Ne abbiamo già inviati alcuni, ne invieremo altri ora che abbiamo ulteriore autorità e denaro”, ha detto Sullivan citando il nuovo pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari firmato mercoledì da Biden.

E la reazione russa non si è fatta attendere. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che l’uso da parte dell’Ucraina dei nuovi ATACMS dimostra che gli Stati Uniti vogliono “aumentare il potenziale terroristico di Zelensky”. Sullivan ha però detto che le nuove spedizioni non porteranno a un intensificarsi del conflitto.

La posizione dell’esercito britannico
Diversa l’interpretazione dell’esercito britannico che, invece, prevede l’inizio di una campagna di attacchi in profondità nel territorio russo da parte dell’esercito ucraino. Radakin ha riconosciuto il pessimismo diffuso tra le truppe ucraine, ammettendo che la lotta per respingere l’avanzata russa è risultata “difficile” da portare avanti per gli uomini di Kiev. In un contesto di immobilismo, anzi di graduale arretramento che caratterizza gli ultimi mesi del fronte ucraino, poter sferrare attacchi in profondità in territorio russo può avere diversi vantaggi: innanzitutto impone ai sistemi difensivi di Mosca di rimanere dispiegati nelle aree coperte dall’azione di questi missili, inoltre può creare malumore tra le truppe e la popolazione russa presente in questi territori, aumentando invece quello dei militari ucraini in caso di strike su obiettivi di livello.

In quasi sei mesi di stop ai finanziamenti statunitensi a Kiev, le forze russe hanno continuato a martellare l’Ucraina con artiglieria pesante, missili e droni, ottenendo limitate conquiste territoriali. Adesso Kiev ha bisogno di riprendere in mano l’iniziativa, dopo lo sblocco degli aiuti, per frenare questo trend negativo. E a questo contribuiranno, nei calcoli degli alleati occidentali, anche i missili a lungo raggio, “armi ad alta tecnologia” che i comandanti ucraini hanno richiesto a gran voce. Anche per questo, Kiev ha tentato attacchi sempre più ambiziosi in territorio russo contro impianti di produzione e infrastrutture energetiche.

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