Esplodono i casi di Coronavirus in Veneto. I positivi hanno, infatti, superato quota 50.000, diecimila dei quali soltanto nella provincia di Treviso. E’ vero che il governatore Luca Zaia continua a dire che in rapporto al numero dei tamponi effettuati la regione è al di sotto dei livelli di marzo, eppure è entrata nella fase 4 sul fronte dei ricoverati in terapia intensiva e nei reparti di malattie infettive. Una circolare della Regione, inviata alle Ulss, ha disposto in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate “la sospensione di ogni attività chirurgica programmata che preveda il ricorso in terapia intensiva post-operatoria”; fanno eccezione le emergenze-urgenze, come gli interventi per incidenti, ictus e infarti. “La decisione – ha spiegato l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin – è stata adottata per non occupare, con attività ‘programmate’, posti nelle terapie intensive”. Viene anche sospesa l’attività ambulatoriale specialistica programmabile.

Il report dell’8 novembre ha contabilizzato 976 nuovi casi dalle 8 alle 17. Al mattino già erano 3.258 nuovi casi positivi in 24 ore, così suddivisi: Padova 335, Treviso 297, Venezia 383, Verona 397, Vicenza 601 (questo è un autentico picco), Belluno 150, Rovigo 88. Di conseguenza i casi attualmente positivi in tutta la regione Veneto hanno superato le fatidica soglia delle 50 mila unità, arrivando a 51.924. In testa abbiamo Treviso con 10.669 casi, seguita da Vicenza con 9.915, Padova con 9.926, quindi Verona con 8.545, Venezia con 7.142, Belluno con 2.974, Rovigo con 1.377, mentre i domiciliati fuori dal Veneto sono 1.005. Il dato cumulativo del Veneto indica finora 2.586 decessi. I pazienti attualmente in terapia intensiva sono 194, i pazienti positivi in area non critica sono in totale 1.424.

Nei pronto soccorsi ci sono il doppio degli accessi rispetto alla prima fase della pandemia (circa 2.400 al giorno), ma di questi il 60 per cento va poi a casa. “Muovendosi mette a repentaglio la propria salute e quella degli altri”, ha osservato il governatore Luca Zaia. “Limitiamo gli accessi, magari consultando le guardie mediche e i propri medici di base”. Zaia continua ad insistere sulla prevenzione, anche perché se va avanti di questo passo il Veneto rischio di uscire dalla zona gialla per entrare in quella arancione o in quella rossa per qualche area. “Il futuro ce l’abbiamo in mano noi, non tanto la macchina sanitaria. – ha detto – I responsabili del Suem mi hanno spiegato che, malgrado le migliaia di pazienti trattati, nessun operatore si è infettato in questi 8 mesi. Quindi, se tutti portassimo sempre la mascherina avremmo grandi risultati. Se nessuno, per assurdo, portasse la mascherina qui in Veneto, è garantito che noi oggi saremo in ‘zona rossa’. Se qualcuno non l’ha capito, continui a non portare la mascherina, poi però non si lamenti perchè lo chiudono in casa”.

In Veneto vige come altrove il coprifuoco dopo le 22, mentre i locali sono chiusi dalle 18. Per la prima volta sono rimasti chiusi i centri commerciali nel fine settimana, mentre le scuole superiori sono chiuse.

Giuseppe Pietrobelli

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