“In questi mesi abbiamo fatto di tutto, da portare la spesa e i farmaci durante la quarantena a prelevare i rifiuti di positivi che non potevano uscire di casa. Ma non avevamo mai aiutato una mamma ad allattare il proprio figlio”. Domenico Pacchioni, delegato area sociale della Croce Rossa Italiana Comitato di Modena Domenico Pacchioni, racconta la vicenda in epoca Covid che ha coinvolto una coppia di neogenitori e la loro bimba. Originari di Bari risultati positivi al Covid-19 – 36 lui, 31 anni lei – entrambi asintomatici, hanno dovuto separarsi dalla figlia appena nata per qualche giorno. La madre è stata dimessa dal Policlinico dopo tre giorni e il padre, non potendo lasciare l’isolamento domiciliare, ha assistito al parto attraverso una videochiamata. La piccola, negativa, è però dovuta rimanere in osservazione nel reparto di Neonatologia perché nata prematura e un po’ sottopeso. Senza genitori e familiari vicini in grado di aiutarli, non sapevano come fare avere il latte materno alla piccola. Così la Croce Rossa di Modena ha attivato un nuovo servizio per loro.

“La madre ci ha contattato il 3 ottobre scorso sulla nostra pagina Facebook, era disperata – racconta Pacchioni – E noi ci siamo attivati subito per aiutarli”. Per una settimana una volta al giorno gli operatori della Croce Rossa locale sono andati a casa dai neogenitori per prendere il latte materno e portarlo in ospedale dalla bambina, finché il padre è risultato negativo al doppio tampone e ha potuto portare a casa la figlia. “Ci facevano trovare il latte fuori dalla porta dentro una busta già sanificata – ricorda Pacchioni – e noi con mascherina e doppi guanti inserivamo la busta in un altra busta. Prima di chiuderla toglievamo un paio di guanti per evitare ulteriori contagi e poi mettevamo il tutto in un contenitore frigorifero da portare in ospedale”.

Nel frattempo, isolati e chiusi in casa, i neogenitori non si sono mai sentiti soli. “L’aiuto che abbiamo ricevuto non è stato scontato e siamo molto grati – sottolinea il padre della piccola – Ogni giorno attendevamo le foto di nostra figlia che ci mandavano infermieri e medici del reparto”. Piccoli gesti, gratuiti, che hanno permesso alla coppia di affrontare un momento molto difficile. “Non eravamo pronti – racconta ancora il papà – Dopo tutte quelle lezioni preparto, non ero pronto ad assistere alla nascita di mia figlia in videochiamata e, soprattutto, non ero pronto a non poterla vedere per giorni”.

Se la madre poi ha potuto almeno abbracciare per qualche secondo la bimba subito dopo la nascita prima di essere allontanate e messe entrambe in isolamento, il neopapà non è nemmeno riuscito ad accompagnare la moglie in ospedale. “Ora però stiamo bene e siamo tutti negativi – conclude il 36enne – Dobbiamo solo abituarci al fatto di essere finalmente genitori”.

L’intenzione della Croce Rossa di Modena non è di fermarsi solo a questo episodio. Il presidente del Comitato di Modena Carlo Mestieri garantisce che il contatto con gli ospedali della zona è attivo per ricevere future segnalazioni di situazioni simili a quella della coppia positiva e della loro bambina e poter mettere così di nuovo in pratica un sistema ormai collaudato: “Fondamentale poi il canale sui social. In questi mesi abbiamo visto raddoppiare le persone che ci seguono e molte richieste di aiuto, aumentate a causa dell’emergenza coronavirus, sono arrivate proprio da lì”.

Per questo l’intervento della Croce Rossa è importante, “un’azione volontaria che si basa solo sulla soddisfazione di aver aiutato qualcuno”, sottolinea il presidente. Anche quando non è possibile nemmeno ricevere un “grazie”. Come in quest’ultimo caso, spesso i volontari non riescono a incontrare le persone dal vivo. “Il protocollo ce lo impedisce, per la nostra e la loro sicurezza – sottolinea il vicepresidente della Cri di Modena Marco Ranuzzi – E forse questo è uno degli aspetti più brutti di questa situazione, dover rinunciare al lato umano di cui sia noi volontari che le persone che aiutiamo avremmo più bisogno”.

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