Da luglio ad ottobre 2020 il Parlamento è stato investito di richieste affinché la questione casa fosse affrontata in maniera strutturale e senza consumo di suolo. Del resto le almeno 600.000 richieste di contributo affitto presentate in Italia alle quali è stato risposto o con cifre irrisorie dopo sei mesi o senza erogare alcun contributo hanno reso l’aria, nel settore delle locazioni, incandescente. La mancanza quasi totale di contributi affitti potrebbe dare vita a migliaia di richieste di ulteriori sfratti per morosità.

Il Parlamento, devo dire, è stato attento a queste richieste di intervento e nel passaggi parlamentari del Def 2020, delle priorità del Recovery Fund e della Nadef (la nota di aggiornamento del Def 2020), ha approvato importanti e significativi impegni per il governo. In particolare:

1) La Risoluzione approvata nello stesso testo da Camera e Senato lo scorso 29 luglio 2020, in occasione della discussione sul Def 2020 e Piano di Riforme, ha impegnato il governo “a definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, basato sul recupero o la ricostruzione degli immobili pubblici e privati inutilizzati, senza consumo di suolo, così da affrontare concretamente i segmenti del disagio abitativo;

2) La Relazione della Commissione Bilancio che indicava le priorità del Recovery Fund, approvata il 12 ottobre 2020, dalla Camera dei Deputati al capitolo 7, Ambiente, territorio, lavori pubblici, pag. 34, ha indicato tra le priorità “definire un’ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane, incentrata sui princìpi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie, prevedendo le seguenti priorità:

a) Misure efficaci per il contrasto del disagio abitativo, favorendo l’aumento dell’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, anche attraverso un apposito Piano nazionale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;

b) la proroga almeno triennale del cosiddetto “super bonus 110 per cento” riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica”;

3) La Risoluzione approvata il 14 ottobre 2020 alla Camera nell’ambito discussione del Nadef, in vista della legge di bilancio ha impegnato il governo “a provvedere con la prossima legge di bilancio” e “a finanziare un Piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica, come indicato nel Pnrr, al fine di risolvere in via strutturale un problema sempre più rilevante, soprattutto nelle città metropolitane e per le giovani coppie” e “a prorogare le misure per l’ecobonus e il sismabonus al 110 per cento oltre il 2021; a favorire l’avvio di interventi per la rigenerazione urbana al fine della riqualificazione degli spazi esistenti nelle aree urbane in un’ottica di lotta al consumo di suolo; a definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica in grado di affrontare concretamente i segmenti del disagio abitativo”.

Ci era apparso che da parte del Parlamento si fossero accesi i riflettori sulla necessità di politiche abitative abbandonate da oltre trent’anni da parte del governo, che aumentassero le disponibilità di case popolari senza consumo di suolo con una, questa sì, grande opera, di rigenerazione, ma basata sul fabbisogno dei precari della casa e non delle immobiliari o dei costruttori.

Dicevo che ci sembrava aver riscontrato perché dalla legge di bilancio appena approvata e dalle anticipazioni diffuse dallo stesso governo non sembra che ci sia né un euro, né una frase che riprenda almeno uno degli impegni approvati dal Parlamento. Bene il Parlamento che ha ascoltato anche le mobilitazioni “Sfratti Zero”, promosse dall’Unione Inquilini, che si sono svolte e si svolgeranno in questo mese di ottobre. Male il governo che appare ancora una volta indifferente non solo alle richieste di centinaia di migliaia di famiglie e dei sindacati inquilini, ma anche al Parlamento, ed è questa la novità. Noi non demordiamo.

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