La candidatura di Carlo Calenda a sindaco di Roma? “Ad oggi, malgrado aperture e disponibilità nostra, è una candidatura che lui sta costruendo contro tutto quello in cui il Pd crede: l’apertura e la partecipazione popolare per la scelta del candidato o il Governo di cui siamo parte fondamentale. Purtroppo ancora una volta divide e la destra brinda“. Parola di Andrea Casu, il segretario del Pd di Roma che nel 2018 aveva accolto l’ex ministro nel circolo dei dem in centro storico. Dopo l’elezione all’Europarlamento, però, come è noto Calenda è uscito dal Pd per fondare Azione: una decisione presa contro la decisione dei dem di allearsi con i 5 stelle al governo. “Io sono uscito dal Pd, non dal gruppo Pd del Parlamento europeo Ue, questo per coerenza con il voto. Non ho fatto una scissione, non ho portato via nessuno, sono andato via da solo”, ha detto oggi Calenda a L’aria che tira, provando a riqualificarsi agli occhi degli ex compagni.

Nel giorno in cui l’ex ministro dello Sviluppo economico raccoglie l’endorsement di Lapo Elkan su twitter “(Ama Roma e la porta nel suo cuore da sempre. Non c’è migliore candidato per riportare Roma a brillare in Italia e all’estero. Bisogna ripartire dalle periferie dimenticate da troppo tempo”), anche Nicola Zingaretti sembrava aver socchiuso le porte all’ex ministro. “In ogni città il centrosinistra si sta organizzando per vincere le elezioni. Anche a Roma c’è una bellissima comunità di centrosinistra che si sta riorganizzando e sta discutendo un manifesto e un percorso per far decidere il candidato sindaco ai romani”, ha detto in mattinata il presidente della Regione Lazio. “Credo che la partecipazione popolare sia un immenso patrimonio per vincere le elezioni – ha aggiunto il segretariod el Pd – Ho sempre detto che questo percorso è aperto a tutti coloro che vogliono partecipare, e quindi anche a lui”. Che tipo di percorso sarà, quindi, quello del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco? Un percorso che inizia dalle primarie? Sul tema Calenda ha detto chiaramente come la pensa: “Ritengo che sia un discorso privo di senso in questo momento“.

Dunque da un lato l’europarlamentare rifiuta di correre alle primarie. Dall’altro sfida il suo ex partito: “Io sono in campo, fino in fondo, farò lo sforzo più coesivo possibile per parlare a tutti i cittadini. Al Pd dico che la città si risolleva se si parla a tutti, se ci si richiude in un orizzonte strettissimo non si fa del bene alle elezioni e anche dopo”. Il ragionamento di Calenda è semplice: “Per ora a Roma sono candidato io di Azione, se vado col centrosinistra lo deve decidere il centrosinistra. Se ci fosse stato un candidato solido questo problema non si sarebbe posto, penso che sarebbe più facile per il Pd appoggiare uno dei loro, ma uno dei loro non c’è“. Come dire: Zingaretti, al momento, sarebbe obbligato ad appoggiare Calenda a Roma, a causa della mancanza di candidati.

A replicare ai toni di sfida dell’ex ministro di Matteo Renzi è un altro componente di quell’esecutivo: Andrea Orlando, oggi numero due di Zingaretti. Al vicesegretario non è piaciuta soprattutto quella frase di Calenda sulle primarie: “Non sono un fan delle primarie, non ho mai sostenuto che fossero un carattere essenziale del Pd a differenza di molti miei compagni di partito. Le primarie sono un mezzo e non un fine. Un mezzo però che in momenti difficili ha saputo mobilitare energie, rompere rendite e sclerotizzazioni e consentito a molti cittadini di partecipare ad una scelta grazie alla passione e al sacrificio di tantissimi volontari”, dice il vicesegretario del Pd. “Detto questo – continua Orlando su facebook – trovo assolutamente legittimo che Calenda si candidi a sindaco di Roma e altresì che decida di non partecipare alle primarie del centrosinistra. Mi pare invece assai discutibile il tentativo di delegittimare lo strumento con argomenti stravaganti”.

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Quando Calenda diceva: “Candidarmi a sindaco di Roma? Neanche morto, mi piace fare altre cose”

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