I ministri degli Esteri armeno, Zohrab Mnatsakanyan, e azero, Jeyhun Bayramov, si incontreranno oggi, per la prima volta dopo lo scoppio delle nuove ostilità in Nagorno-Karabakh del 27 settembre, a Mosca per mettere le basi per riprendere il processo di pace tra i due Paesi nel conflitto che va avanti dagli inizi degli Anni 90. I due capi delle diplomazie hanno risposto positivamente all’invito del presidente russo, Vladimir Putin, come confermato dalla portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, con la Presidenza francese che parla di una “tregua” che i due Paesi sono pronti a far partire tra venerdì e sabato. Ma non si placano gli scontri sul campo: ieri Baku ha bombardato la Cattedrale del Santo Salvatore, a Shusha, ferendo tre persone, tra cui due giornalisti russi.

L’avvio dei colloqui. Francia: “Tregua vicina”
La Russia, che nel conflitto sostiene la fazione armena, si è proposta come mediatrice tra le due parti, dopo aver chiesto alla Turchia, partner dell’Azerbaigian, di lavorare a sua volta per un rapido cessate il fuoco. Ma Ankara, nei giorni scorsi, ha continuato a spingere Baku verso il conflitto, sostenendo che la fine delle ostilità potrà arrivare solo se Yerevan deciderà di evacuare la zona contesa tra i due Paesi e abitata dalla maggioranza armena.

Il presidente russo, che ha avuto colloqui telefonici con il presidente dell’Azerbaigian Ilkham Aliyev e il premier armeno Nikol Pashinyan, ritiene che le ostilità dovrebbero cessare per “ragioni umanitarie” e ha proposto i colloqui con l’obiettivo di arrivare a un accordo per “uno scambio di prigionieri e dei corpi delle persone rimaste uccise” nei combattimenti.

Anche il Cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, aveva proposto di tenere in Austria negoziati di pace nel corso di un colloquio telefonico con il primo ministro armeno. “In una telefonata con il premier armeno Nikol Pashiyan ho espresso la mia speranza per una soluzione pacifica e ho ribadito la nostra offerta di ospitare un altro round di colloqui tra le parti. L’Austria è sempre stata un luogo di dialogo e continueremo a promuovere la de-escalation e colloqui diretti”, ha affermato su Twitter.

Intanto, segnali positivi arrivano dalla Presidenza francese. Armenia e Azerbaijan, fanno sapere dall’Eliseo, sono pronti a una “tregua” che sarà dichiarata venerdì sera o sabato.

Bombardata una cattedrale: feriti due giornalisti
Non si fermano però lo scontro armato e gli scambi di accuse tra Baku e Yerevan. Ieri l’esercito azero ha bombardato la Cattedrale del Santo Salvatore, a Shusha, provocando la reazione del governo armeno che da settimane denuncia attacchi militari “intenzionali” contro i civili in Nagorno-Karabakh. Nel lancio di razzi sono rimaste ferite tre persone, tra cui due giornalisti russi, Yury Kotenok e Levon Arzanov, uno in modo grave: “L’attacco azero ai giornalisti che svolgono le loro mansioni professionali in località popolate e pacifiche è intenzionale e mira a ostacolare la documentazione e la presentazione alla comunità internazionale dei crimini di guerra commessi dall’esercito azero”, ha dichiarato il ministro degli Esteri armeno.

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