Un ricattatore seriale che utilizzava il web come base di partenza per adescare ragazze di tutta Italia che si illudevano di poter fare le attrici. È questa l’immagine che emerge dal processo conclusosi a Venezia a carico di Andrea Zuddas, 26 anni, studente di informatica, accusato di aver adescato decine di ragazze in rete, in molti casi minorenni, che erano poi state ricattate con richieste di prestazioni sessuali. Nonostante il rito abbreviato, vista la gravità delle accuse e il numero degli episodi, è stato condannato dal giudice Marta Paccagnella a 17 anni di reclusione. Inoltre, dovrà risarcire le famiglie di due ragazze, costituitesi parte civile nel processo, a cui andranno provvisionali di 65mila e 20mila euro. Ma per Zuddas i conti con la giustizia non finiscono qui. In un altro processo, ma per un solo episodio, è già stato condannato a 2 anni e 4 mesi. Inoltre, è in corso un dibattimento parallelo, in cui gli vengono contestati 64 capi d’imputazione, con 59 vittime. La Procura ha già chiesto una condanna a 10 anni.

I fatti che hanno portato alla condanna a 17 anni risalgono al 2015, riguardano 17 vittime, tra cui 15 ragazze minorenni, e una trentina di capi d’imputazione. In particolare era stata presa di mira una ragazzina padovana, vittima di tentativi di violenza sessuale anche lo scorso anno, quando lo studente, nonostante la precedente condanna, aveva continuato a vessarla. In quella occasione erano stati i genitori a denunciare che per quattro anni la figlia era stata costretta a inviare foto a sfondo sessuale e video compromettenti (in cui praticava l’autoerotismo) a uno sconosciuto. La provvisionale più consistente andrà alla famiglia di questa vittima, anche se gli avvocati Pascale De Falco e Serena Picin hanno chiesto un risarcimento di 250mila euro.

Zuddas è originario di Fossò (Venezia), ma si è stabilito con la famiglia ad Arzergrande, in provincia di Padova. Il metodo usato era più o meno sempre o stesso. Approfittava dell’ingenuità delle ragazze, presentandosi come un selezionatore di aspiranti attrici. Ma sosteneva che gli servivano provini e cast, per questo induceva le giovani a mandargli delle fotografie in cui apparivano svestite. Era un’escalation, perché prendeva immagini sempre più spinte, minacciando di pubblicare online quelle già in suo possesso in caso di rifiuto. In qualche caso ha anche ottenuto registrazioni video.

Qualche vittima ha cominciato a ribellarsi e sono state presentate le prime denunce. Così, dopo il primo processo, per questo filone d’inchiesta sono stati contestati i reati di adescamento di minore, pornografia minorile, violenza carnale (costringeva con le minacce a compiere atti sessuali) e diffamazione (per la pubblicazione online di alcune immagini). Il pubblico ministero Elisabetta Spigarelli aveva chiesto una condanna a 20 anni di reclusione. Gli avvocati difensori, David D’Agostino e Michele Monti, esperti di diritto informatico, hanno sostenuto l’innocenza dell’imputato, sostenendo che egli sarebbe vittima di hackeraggio. Secondo la Procura, Zuddas avrebbe usato pagine come “Ragazze per concorsi”, “Taggo gente bellissima” e “La sfida della foto”.

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