Invece Miss Marx spezza ogni banale rappresentazione della femminilità ottocentesca acciuffando gli albori del comunismo – ancora fortemente maschiocentrico come l’epoca della seconda industrializzazione che percorre – per confluire, in forma e sostanza, in un femminismo intellettuale e pop. Anzi, più mod e punk, visti i ritmi della colonna sonora scelta da Susanna Nicchiarelli per questo suo biopic sulla figlia del filosofo tedesco, Eleonor, e in Concorso alla Mostra.

La regista è arrivata a una maturità artistica e formale incredibilmente alta. Fonde la storia affascinante di un personaggio storico secondario con rappresentazioni sceniche ed estetiche degne di Ivory. Inietta le immagini di citazioni pittoriche e mette a contrasto pre e post comunismo proprio attraverso la scelta musicale ottenendo un pastiche modernissimo che parla di passato e presente, diritti dei lavoratori, suffragio universale e lavoro minorile senza tralasciare sentimentalità e ricostruzione storica intorno ai primi ideali puri della cultura comunista europea. E la protagonista Romola Garai impugna la sua parte a meraviglia diventando in pochi minuti beniamina dello spettatore.

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