Con The Book of Vision il regista Carlo S. Hinterman ci tuffa in una storia sospesa tra presente e passato. Lotte Von Verbeek e Charles Dance danno vita a una doppia coppia di personaggi speculari: una dottoressa alle prese con la ricerca medico-storiografica su un libro antico e il suo medico, e nel passato il dottore di cui parla il libro e una sua paziente. Tra modernità e riflessioni sull’evoluzione/involuzione del rapporto medico/paziente serpeggiano una ricostruzione scenica a tratti fantasy e la resilienza femminile applicata all’epoca prussiana. Presentato alla Settimana della Critica tesse i suoi intrecci con un punto di vista fortemente femminile negli intenti. Prodotto da Terrence Malick e conseguentemente avvolto di fascino, ne subisce in bene e in male evitabili ma inevitate influenze.

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Venezia 77, da Notturno a Le sorelle Macaluso: i sei film italiani non premiati ma con tanto da dire

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