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Gabriele e Marco Bianchi, la domanda agli agenti: “Saremo costretti a bere l’acqua del rubinetto?”. In corso indagini patrimoniali

Il gruppo di aggressori, temendo la vendetta in carcere dove i detenuti potrebbero punirli, ha chiesto di continuare l'isolamento deciso per ragioni sanitarie e di indagine. I finanzieri stanno facendo accertamenti sui fratelli per uno stile di vita molto ostentato e, forse, poco compatibile con quello di proprietari di un banco frutta
Gabriele e Marco Bianchi, la domanda agli agenti: “Saremo costretti a bere l’acqua del rubinetto?”. In corso indagini patrimoniali
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Catapultati nella realtà carceraria, Gabriele e Marco Bianchi, i due fratelli, in carcere con Mario Pincarelli per l’omicidio di Willy Duarte Monteiro, domenica sera mentre venivano portati a Rebibbia hanno chiesto se erano “costretti a bere l’acqua del rubinetto”. Secondo quanto riporta Il Messaggero “per i due fratelli di 26 e 24 anni chiusi nelle loro celle in isolamento e ossessionati dalla cura del corpo e dalla bella vita, la mancanza dell’acqua minerale era un vero e proprio cruccio”. Il gruppo, temendo la vendetta in carcere dove i detenuti potrebbero punirli, ha chiesto di continuare l’isolamento deciso per ragioni sanitarie e di indagine. I tre in questo momento si trovano, come tutti i neodetenuti, in regime di isolamento in base alle normative anticovid. Hanno chiesto però che al termine dei giorni di quarantena possano avere un regime di protezione all’interno del penitenziario romano.

Il timore di ritorsioni e vendette è nato anche perché nei giorni scorsi erano arrivate minacce di morte, anche via social o attraverso telefonate minatorie, sia ai parenti degli arrestati che ai difensori. Un’escalation di insulti e minacce che non ha risparmiato neanche la madre dei fratelli Bianchi e la compagna di uno dei due, Silvia Ladaga.
Intanto vanno avanti le indagini per stabilire con certezza responsabilità e l’eventuale coinvolgimento di altri giovani nelle fasi soprattutto successive all’omicidio, ovvero ai presunti complici. Anche per questo i telefoni del quattro (un altro giovane Francesco Belleggia è ai domiciliari) sono passati al setaccio: potrebbero “parlare” e fornire elementi utili agli inquirenti anche per cristallizzare ulteriormente le posizioni degli arrestati che, dopo la riformulazione dell’accusa in omicidio volontario, rischiano l’ergastolo. Nel fascicolo di indagine sono stati acquisiti i precedenti dei Bianchi, tre per Gabriele per lesioni e porto d’armi e cinque, tutti per lesioni personali, per Marco.

Un passato da picchiatori con uno stile di vita molto ostentato e, forse, poco compatibile con quello di proprietari di un banco frutta. In questo senso vanno avanti le indagini patrimoniali attivate dalla Guardia di finanza attivate dopo la morte di Willy. Dagli accertamento sarebbe emerso che il padre di Marco e Gabriele, Ruggero Bianchi percepiva il reddito di cittadinanza, e verifiche si stanno attivando su tutti e quattro i figli che comunque avevano un tenore di vita agiato. Soprattutto Marco e Gabriele ufficialmente nullatenenti e con un banco di frutta aperto da poco. L’avvocato dei Bianchi e Pincarelli, Massimiliano Pica, deciderà se presentare istanza al tribunale del Riesame mentre dal canto suo l’avvocato di Belleggia, Vito Perugini, ha reso noto che non presenterà ricorso sulla decisione del gip che ha posto ai domiciliari il suo assistito. Una rimodulazione della detenzione arrivata dopo che Belleggia al gip ha detto di avere visto Marco e Gabriele Bianchi colpire ripetutamente Willy Monteiro Duarte anche quando era già a terra.

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