Quando tra il 1988 e il 1989 la Lega Nord muoveva i suoi passi Giacomo Chiappori era in prima linea, affianco a Umberto Bossi e agli altri fondatori del partito che negli ultimi anni ha provato a spostare il consenso dal territorio fantapolitico della Padania all’intera nazione, con gli immigrati al prendere il posto dei meridionali nello scomodo ruolo di capro espiatorio per tutti i mali che affliggono il Paese.

Dopo due legislature e altrettanti mandati da sindaco di Diano Marina, in Liguria, l’ex-segretario regionale della Lega Nord ha deciso di sfidare il centrodestra di Giovanni Toti alle imminenti elezioni regionali: “Non hanno fatto nulla, come leghista non posso fare finta di nulla e non mi potevo riconoscere nel progetto di chi pensa di poter continuare a bere al pozzo della Lega che abbiamo faticosamente costruito in oltre trent’anni di battaglie” spiega Giacomo Chiappori nel presentare la sua creatura politica “Grande Liguria“, espressione del partito “Grande Nord”.

L’ex peso massimo del partito padano, grande amico di Umberto Bossi che gli ha dato informalmente la sua benedizione per questa avventura “non è un tipo da endorsement diretti quello che ancora oggi ritengo il mio capo (poi sono venuti certi ‘capitani’ che sanno farsi solamente selfie) – rintuzza il sindaco di Diano Marina – ma mi ha chiaramente detto che sa che sono il suo guerriero e andare dritto per la mia strada”.

Una scelta, quella di candidarsi per sfidare il Governatore Giovanni Toti sostenuto dalla Lega di Salvini, che punta a riprendersi i voti dei leghisti delusi dalla svolta nazionalista/sovranista “ma non solo, si tratta semplicemente di portare avanti le storiche battaglie della Lega Nord per tutto il popolo ligure”. Nonostante questa scelta di rottura, Chiappori non si sente un dissidente: “Ho ancora la tessera della Lega del 2020 e si guardano bene dal togliermela – sottolinea il sindaco di Diano Marina – d’altra parte nelle tessere c’è scritto ancora ‘Lega Nord’, con quale credibilità e diritto un partito che ora si chiama ‘Lega per Salvini Premier’ dovrebbe togliermela?”.

L’ex parlamentare sa di rappresentare una posizione minoritaria all’interno di un partito che un tempo rivendicava uno stato confederale e inneggiava all’indipendenza della Padania: “Eppure non siamo pochi, e se ci ridessero il simbolo potremmo portare avanti le nostre battaglie, ci riprenderemmo anche i 49 milioni da restituire allo Stato, poi vedremo chi li ha fatti sparire, visto che fin quando c’eravamo noi della ‘vecchia guardia‘ quei soldi nelle casse c’erano tutti”.

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