Rapporti sessuali in canonica, un video ripreso con il cellulare e una richiesta di denaro. Per questa estorsione due fratelli marocchini sono finiti in carcere, ma dopo l’udienza di convalida uno dei due è stato rimesso in libertà, con l’obbligo di non lasciare Campodarsego, il paese dove risiedono. È stato il titolare della parrocchia che si trova nell’Alta Padovana a presentarsi nella caserma dei carabinieri per sporgere la denuncia, che ha portato all’intervento dei militari dell’Arma che hanno fermato i due fratelli nel momento della consegna del denaro, una somma di 4mila euro al posto dei 40mila chiesti inizialmente. E così, assistiti dall’avvocato Marco Borella di Venezia, i due si sono presentati davanti al gip Domenica Gambardella per l’interrogatorio di garanzia. Il vero protagonista dovrebbe essere il più giovane, un 26enne, mentre il fratello di 33 anni ha dichiarato di aver solo accompagnato il fratello: “Non ho fatto niente”.

La stessa tesi è stata sostenuta dal più giovane che ha raccontato la sua versione: “La relazione con il sacerdote va avanti da almeno quattro anni e io mi sono stancato, e ho deciso di vendicarmi. Lui mi dava soldi, da mangiare e mi prestava la bici. Tutti in paese sapevano del nostro rapporto”. L’uomo ha qualche problema con la giustizia, visto che è sotto processo per maltrattamenti in famiglia. Nel 2015 era stato colpito da una fucilata di un cacciatore mentre era appartato in auto assieme alla propria ragazza a San Giorgio delle Pertiche. Ma l’episodio cruciale si sarebbe svolto a metà agosto. Dopo una celebrazione religiosa il parroco aveva fatto entrare in canonica il 26enne. I due avrebbero avuto un rapporto sessuale. Ma il marocchino, al momento di andarsene, aveva chiesto 40mila euro al sacerdote. “Se non paghi, lo dico a tutti. Sono in possesso di un video”. Nei giorni successivi, stando alla ricostruzione, si era aperta una trattativa al ribasso.

Poi il prete aveva deciso di denunciare il fatto ai carabinieri di Camposampiero che gli hanno consigliato di presentarsi all’appuntamento portando con sé i 4mila euro pattuiti. Dopo la consegna sono intervenuti, arrestando i due fratelli. La versione del sacerdote è stata però diversa. Ha detto di essere caduto in una trappola e che in occasione dell’episodio di agosto era stato il marocchino ad andargli addosso, costringendolo a un fugace rapporto. E avrebbe tirato fuori da una tasca un cellulare, per filmare l’incontro.

La parrocchia, pur essendo in provincia di Padova, è nella giurisdizione della diocesi di Treviso. Il vescovo monsignor Michele Tomasi ha espresso “dolore” per la vicenda che ha coinvolto il sacerdote e che egli “segue con attenzione, esprimendo fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria”. Sulla vicenda, scrive in una nota, “la Diocesi si riserva di valutare i comportamenti e la posizione del sacerdote”.

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