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Sabrina Beccalli, pm chiedono esami sui resti trovati nell’auto carbonizzata a Crema. “Forse appartengono a lei, non a un cane”

Inizialmente i resti rinvenuti nella Panda carbonizzata della 39enne erano stati attribuiti a un cane, ora gli inquirenti non escludono l'ipotesi che siano attribuibili a lei. Il procuratore: "Se confermato, ciò non modificherà di una virgola, e anzi la corrobora, l’ipotesi perseguita dalla procura dell’omicidio volontario che resta, sul piano logico, l’unica verosimile"
Sabrina Beccalli, pm chiedono esami sui resti trovati nell’auto carbonizzata a Crema. “Forse appartengono a lei, non a un cane”
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I resti trovati nell’auto di Sabrina Beccalli, la donna scomparsa a Crema la mattina di Ferragosto, potrebbero appartenere a lei. È un’ipotesi che il procuratore di Cremona Roberto Pellicano non esclude, nonostante inizialmente siano stati attribuiti a un cane. Per questo motivo ha chiesto al medico legale Cristina Cattaneo (che già si era occupata del caso di Yara Gambirasio) di analizzare ciò che è stato rinvenuto nella Panda della donna. Come riporta CremonaOggi, la procura vuole vederci chiaro rispetto alla prima indicazione sui resti fornita dal medico veterinario della locale Agenzia di tutela della Salute: “Alla luce delle ricerche – ha spiegato il procuratore – e visto che non è plausibile la speranza di trovare il corpo, e anche alla luce della ostinazione dell’indagato di sostenere una tesi che comunque non è a suo favore, riteniamo utile sottoporre a perizia i resti trovati nella vettura”.

I magistrati sono infatti a lavoro da settimane per cercare il cadavere della donna. Gli agenti hanno scandagliato campi, canali e rogge nel circondario di Crema, anche con l’ausilio dei sub. Ma del suo corpo non c’è traccia. Attualmente il principale indiziato dell’accaduto è Alessandro Pasini, in carcere con l’accusa di omicidio, distruzione di cadavere e crollo di costruzioni. Lui sostiene di aver bruciato l’auto della 39enne, ma non di averla uccisa. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, infatti, ha ammesso davanti al gip di aver tagliato il tubo del gas della caldaia dell’abitazione della sua ex – dove Sabrina sarebbe morta per overdose – con l’intenzione di far saltare per aria la casa e di cancellare le tracce. Ma al racconto della droga gli inquirenti non credono più. Per gli investigatori il movente sarebbe di natura sessuale: un’avance rifiutata. Dice ancora il procuratore Pellicano: anche se la perizia dovesse sostenere che i resti sono di Sabrina, ciò “non modificherà di una virgola, e anzi la corrobora, l’ipotesi perseguita dalla procura dell’omicidio volontario che resta, sul piano logico, l’unica verosimile”.

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