Intesa Sanpaolo conquista Ubi Banca con due giorni di anticipo rispetto alla chiusura dell’offerta pubblica di acquisto e scambio lanciata da Cà de Sass nel febbraio scorso. Le adesioni all’offerta hanno raggiunto il 71,91%, ben oltre la quota del 66,67% che serviva a Intesa per controllare l’assemblea straordinaria e quindi procedere alla fusione di Ubi. Che l’operazione stesse arrivando in porto era nell’aria già lunedì quando il fondo Silchester, che detiene l‘8,5% di Ubi, aveva comunicato l’adesione all’opas.

Martedì mattina poi è arrivata anche l’adesione del Car, il patto di sindacato che riunisce alcuni grandi azionisti della banca guidata da Victor Massiah, e si è avuta la certezza matematica. In un solo giorno è stato apportato all’offerta pubblica di scambio e acquisto di Intesa il 28,43% del capitale di Ubi, il dato più alto dall’inizio del periodo di conferimento.

L’operazione taglia il traguardo, anche se tecnicamente si chiuderà il 30 luglio, dopo cinque mesi di confronto aspro. Da una parte Intesa che ribadiva la necessità di creare un grande gruppo europeo da 5 miliardi di euro di utile e dall’altra Ubi Banca che si è opposta in tutti i modi alle nozze con Cà de Sass. Non sono mancate segnalazioni alla Consob, all’Antitrust e non ultimo anche al giudice civile. Oggi Repubblica ha pubblicato l’audio della telefonata che ha fatto intervenire la Consob: si sente il consulente di una filiale Ubi del Bergamasco dire a un azionista Ubi che l’offerta non conviene (“è un’inc….”). Una consulenza che il gestore peraltro non avrebbe potuto dare.

Da Intesa più volte è stato ribadito che le nozze tra i due gruppi porterà “potenzialità rilevanti per i territori con la creazione di valore per tutti gli attori coinvolti, non solo i soci”. I grandi soci di Ubi hanno bocciato l’operazione come “ostile e inaccettabile”, conveniente solo “per Intesa Sanpaolo”. La svolta è arrivata quando Intesa Sanpaolo ha deciso di rilanciare. Inizialmente l’offerta pubblica di scambio prevedeva 17 azioni di Intesa Sanpaolo di nuova emissione in cambio di 10 di Ubi Banca. Cà de Sass ha poi aggiunto la componente in denaro di 0,57 centesimo per ogni azione, mettendo sul piatto la somma complessiva di 652 milioni di euro. Il rilancio ha provocato un effetto domino sugli azionisti di Ubi che, in rapida successione, hanno deciso di aderire.

Le nozze tra le due banche, secondo le previsioni, creeranno un gruppo con 460 miliardi di euro di impieghi, 1.100 miliardi di risparmi gestiti e 21 miliardi di ricavi stimati. Con l’arrivo di Ubi in Intesa Sanpaolo, quest’ultima dovrà rispettare le condizioni poste dall’Antitrust che prevedono la cessione di 532 filiali a Bper, così come è stato già concordato nei mesi scorsi. Una operazione che sarà realizzata sempre particolari problemi, considerato che Cà de Sass ha ora il controllo dell’assemblea straordinaria della banca guidata da Victor Massiah.

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