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Lecce, il pm Michele Ruggiero di nuovo indagato: contestati violenze private e falsi per fare pressione su due testimoni

I testi - secondo l’accusa - sono stati costretti "con modalità intimidatorie e violenze verbali" a dichiarare di essere a conoscenza di alcuni episodi di consegna di tangenti. Una delle accuse di falso è contestata al magistrato ora in servizio a Bari in concorso con un poliziotto
Lecce, il pm Michele Ruggiero di nuovo indagato: contestati violenze private e falsi per fare pressione su due testimoni
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Lo scorso novembre era stato condannato a un anno per le presunte pressioni su tre testimoni. Ma per il pm Michele Ruggiero, noto per aver rappresentato la pubblica accusa nel processo alle agenzie di rating conclusosi con il proscioglimento di tutti gli imputati, i guai giudiziari non sono finiti. La Procura di Lecce ha chiuso le indagini sulle presunte violenze private aggravate e falsi commessi, tra ottobre e novembre 2015, dal magistrato ora a Bari, ai danni di due testimoni in una indagine che il pm allora in servizio a Trani stava conducendo. I testi – secondo l’accusa – sono stati costretti “con modalità intimidatorie e violenze verbali” a dichiarare di essere a conoscenza di alcuni episodi di consegna di tangenti.

Al magistrato, che aveva indagato sulla presunta correlazione tra vaccini e autismo (procedimento archiviato), si contesta anche il reato di falso ideologico per aver omesso i dettagli dei verbali di sommarie informazioni di altri tre testimoni “fornendo una rappresentazione assolutamente falsa di quanto avvenuto in sua presenza ed una sintesi per nulla corrispondente all’effettivo tenore di domande e risposte”. Atti che poi avrebbe utilizzato per chiedere e ottenere l’arresto, nel giugno 2016, del presunto corrotto, il funzionario del Comune di Trani Sergio De Feudis, attualmente imputato per quelle vicende nel processo sul “sistema Trani”. Una delle accuse di falso è contestata al pm in concorso con un poliziotto della Digos di Bari, Michele Tisci.

“A fronte delle negazioni” di un testimone che Ruggiero stava ascoltando a sommarie informazioni in un’indagine su una presunta tangentopoli tranese, il magistrato – secondo l’accusa – lo avrebbe minacciato di gravi conseguenze penali. Secondo l’accusa gli avrebbe detto “ti stavamo per arrestare“, “anche la sola indagine a tuo carico ti creerebbe un casino di problemi per la laurea, per il tuo futuro”, “stai attento a quello che dici”, “io le cose le so già e te ne andrai in carcere pure tu”, “ti sto sottoponendo a questa specie di chiacchierata interrogatorio che verrà tutta fono registrata per darti la possibilità di salvarti”, “tu mo ti puoi alzare, te ne vai e poi ci vedremo tra un mesetto però in una diversa posizione, tu dietro le sbarre e io da un’altra parte … non ti sto impaurendo…ti sto dicendo quello che succederà perché noi sappiamo”. Ad un’altra testimone – sempre secondo l’accusa – Ruggiero avrebbe contestato un “atteggiamento omertoso e mafioso“.

Entrambi i testimoni sarebbero stati convocati in Questura e trattenuti per circa sette ore. Uno dei due sarebbe stato anche scortato in bagno da due poliziotti. Nell’indagine Ruggiero è difeso da Viola Messa, Tisci dall’avvocato Gianluca Loconsole. Per una vicenda simile nei mesi scorsi il pm barese è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Lecce alla pena di un anno di reclusione per tentata violenza privata in concorso con un altro magistrato di Trani, Alessandro Pesce. In quella vicenda ai due era contestato di aver fatto pressioni su tre testimoni, costringendoli ad ammettere di essere al corrente del pagamento di tangenti all’ex comandante della Polizia municipale di Trani, Antonio Modugno, coinvolto nello stesso processo sul “sistema Trani” nel quale sono imputati anche De Feudis e l’ex sindaco della città Luigi Riserbato.

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