“Rigore c’è quando arbitro vede giocatori Juventus cadere fulminati in area”. Vujadin Boskov la sapeva lunga. Anche quando non c’era il terzo uomo. Anche quando non c’erano le cinque sostituzioni. Anche quando ancora non c’era la Var (sempre che lunedì al Dall’Ara ci fosse…). Massima che giornalisti, commentatori e comparse delle tv locali bolognesi conoscono a memoria come la ricetta dei tortellini. Anzi ne hanno una variante pronta per l’occasione da almeno 40 anni: il “rigorino per la Juventus”. Dagli una mano con Bologna-Juventus, posticipone serale delle 21e45, e i cronisti-tifosi rossoblù si prendono il braccio.

Premessa d’obbligo. I “salotti” del calcio felsineo sono dei gioielli di compostezza, raffinatezza, aplomb. In alcuni casi per naturale competenza e pacata capacità d’analisi – vedi Il Pallone Gonfiato live di Alberto Bortolotti – farebbero le scarpe persino a Pardo e alla DS. Insomma, le regole d’ingaggio, di giusto distanziamento, di rigore morale, anche se c’è la Juve, seppur con un po’ di prurito ai piedi, ci sono sempre. Anzi, passano venti minuti di partita e a Solo Calcio, su ÈTv, la conduttrice Sabrina Orlandi, pitonata per l’occasione, è ancora comoda sullo sgabello a “commentare” le azioni di gioco. Di fianco a lei, suda e soffre come un marito in attesa davanti la sala parto, Pepé Anaclerio, ex rossoblù da tempo agghindato come mascotte, fede eterna anche di fronte alla retrocessione nel campionato Dilettanti. Poi ancora, verso sinistra, Jack Bonora, storica gaudente bandiera di radio e tv locali con l’attitudine bolognesissima alla lasagna pranzo e cena. Infine il canuto e attempato “avvocato” di cui dimentichiamo senza volere il nome.

Dicevamo del ventesimo minuto, anzi del 23esimo. L’area di rigore del Bologna, su angolo della Juve, è il solito parapiglia di gomitate, insulti, droplets fluttuanti di coronavirus, mazze ferrate. Il rossoblù Denswil tira per circa mezzo secondo la maglietta del bianconero De Ligt con una forza talmente devastante tanto da far barcollare l’enorme difensore juventino che nei successivi dieci minuti si sbraccia, incespica, caracolla, frana a terra esanime, distrutto, sconvolto, probabilmente pronto per il ricovero su un’ambulanza. Essendo giovane e esordiente nel campionato italiano De Ligt però non sa che durante i Bologna-Juventus dell’ultimo mezzo secolo nell’area del Bologna si svolge sempre la gara di tuffi olimpionici per eguagliare le vette di Klaus Dibiasi. Insomma, bastava simulare un po’ meglio. Perlomeno accartocciarsi addosso a Denswil. Far capire subito all’arbitro che è ora di quella cosa lì.

Tanto che il direttore di gara, nientemeno che Gianluca Rocchi, uno che nelle ricerche di Google fa comparire nelle prima righe “Gianluca Rocchi juventino”, nemmeno se ne accorge. Così all’improvviso quando in campo sono già all’ammazzacaffè, Rocchi fa il segno del quadrato. Insomma, sono “uccelli per diabetici” a casa Mihajlovic. La solerte Var Room sentenzia inequivocabile, nemmeno se De Ligt e Denswil avessero scaricato la app Immuni. È rigore, anzi “rigorino”.

Nel salotto tv di Solo Calcio però cala il gelo. Che è poi solo il motore che si scalda. Teste chine, colli dondolanti, sguardi serissimi. In contemporanea su Telesanterno, dove Bortolotti sta dirigendo il traffico de Il Pallone Gonfiato, si finge altrettanta nonchalance. Tra i suoi ospiti c’è chi chiede di poter vedere da altre angolazioni il contatto “perché da questa non si capisce”. Tergiversano, posticipano, fanno correre. Bortolotti la butta già sulla propizia azione successiva in attacco del Bologna dove “Szczesny sta andando in zona pistoloni (in inglese: andare per farfalle, ndr).

Insomma, nei salotti si finge indifferenza, ma il fantasma del “rigorino” aleggia sinistro come il bollettino della Protezione Civile delle 18. Tempo allora che De Sciglio entri con il piede a martello sul piede destro del rossoblù Barrow nell’area di rigore della Juventus, e che Rocchi nemmeno necessiti dell’aiuto dei giudici dei tuffi della Var per dire che “no, fischio rigore solo se vedo tibia e perone frantumati” (qui Boskov non c’entra) che a Solo Calcio e compagnia si aprono le danze sull’epopea ricorrente e fastidiosa del “rigorino”. “Se la Juve giocava senza Rocchi era meglio”. “È una squadra di fenomeni aiutata dagli arbitri”. Jack Bonora addirittura sentenzia: “Premesso che nella mia carriera non vedrò mai il Bologna vincere uno scudetto, ma da tifoso-cronista non mi sono mai sentito così vessato, così messo sotto schiaffo come contro la Juventus”.

Infine ecco aprirsi lo scrigno dell’amarcord “rubentus”. Con l’esibizione circense, come fosse un trofeo della congiura eterna, del celebre episodio del 2003 quando Zambrotta decise di eguagliare Dibiasi e i giocatori del Bologna lo invitarono a scusarsi con l’arbitro Paparesta ma arrivò Nedved a decidere anche per l’arbitro che era rigore. Il tutto però sempre declamato con naturale distacco, senza imprecazioni, con bonaria tranquillità, perfino dandosi di gomito tra le risate. Perché rabbia e ira non sono roba per i bolognesi che amano il calcio. In attesa del prossimo “rigorino” nel 2021…

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