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di Lorenzo Giannotti

Partiamo dall’assunto che la didattica a distanza non potrà mai equivalere alla didattica in presenza, e che bisogna fare tutto il possibile per garantire un normale svolgimento delle lezioni nelle loro sedi naturali: le aule e gli atenei. Detto questo, l’istruzione universitaria italiana (che vanta numerose e riconosciute eccellenze), nel 2020, non può accantonare e riporre frettolosamente nel cassetto quella didattica online che è stata provvidenziale in questo periodo di emergenza sanitaria, e che nel nostro paese, diversamente da tanti altri, era completamente sconosciuta fino allo scorso febbraio.

In un mondo sempre più digitale e all’avanguardia, anche l’istruzione deve trarre beneficio da quello che lo sviluppo tecnologico le mette a disposizione. L’Italia rimane, tristemente, ben al di sotto della media europea per numero di laureati, e si teme un crollo importante delle immatricolazioni (già in calo nell’ultimo anno) a seguito della crisi economica che si sta generando: dati impietosi che inficiano negativamente anche sulla competitività complessiva del Paese.

Le soluzioni per migliorare le statistiche sono tante, e certamente dedicare ingenti quantità di risorse pubbliche nella scuola e nell’università è l’unica vera azione che ci possa far recuperare il terreno perduto. Per chi scrive, però, affiancare (nota bene: non sostituire), la didattica a distanza a quella tradizionale è imprescindibile e di buonsenso, nell’anno domini 2020, per agevolare studenti e statistiche nazionali. Implementandola, migliorandola, e rendendola accessibile a tutti: un percorso irrinunciabile, insieme alla digitalizzazione di tutto lo Stivale.

Pensiamo per esempio a uno studente lavoratore e/o genitore che non può permettersi in nessuna maniera di frequentare le lezioni: paga la stessa percentuale di tasse di uno studente frequentante e non può usufruire della parte più importante di un corso universitario (alcuni professori, non tutti, non sanno neanche cosa sia una piattaforma digitale di supporto didattico che già c’è in molti atenei): praticamente un autodidatta a pagamento. Ecco, in casi come questo e molti altri la didattica a distanza aiuterebbe sicuramente.

Le problematiche che affliggono questo tipo di insegnamento sono tante e variegate (banalmente: la rete wifi che non funziona), tuttavia trovo sciagurato rinunciarci in nome di questi ostacoli. Gli studenti e i professori hanno tutte le ragioni del mondo per chiedere di tornare in aula e ripartire con la normale dialettica universitaria, ma accantonare completamente e non rendere strutturale la didattica online, considerandola solamente una soluzione emergenziale, sarebbe un errore demenziale e madornale che pagheremmo a caro prezzo.

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