Tyrone Carter è uno che non si è mai tirato indietro. Non l’ha fatto quando era una delle stelle della National Football League, non ha nessuna intenzione di farlo adesso che migliaia di persone stanno mettendo in subbuglio le strade di Minneapolis, negli Stati Uniti, per manifestare il proprio sdegno per la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano soffocato da alcuni agenti di polizia durante un controllo. E Carter, che in carriera ha vinto due Super Bowl con i Pittsburgh Steelers, ha deciso di alzare la voce e scendere in campo. Nel vero senso della parola. Nelle ultime ore l’ex giocatore di football ha postato e rilanciato su Twitter diverse foto che lo ritraggono al fianco dei manifestanti. Nella prima indossa un giubbotto, una t-shirt bianca e un caschetto da baseball. Tutto accompagnato dalla frase: “Se non ti batti per qualcosa ti farai fregare su tutto”. E non finisce qui.

Perché altri utenti hanno pubblicato alcuni scatti che raffigurano l’ex campione durante la manifestazione organizzata davanti alla casa di Mike Freeman, procuratore della contea di Hennepin, per chiedere giustizia per Floyd. Ma quello che colpisce sono le parole utilizzate da Carter. “Questa mattina mio fratello ha detto che loro non vogliono che noi ci amiamo gli uni gli altri in questo modo. Noi non siamo animali e abbiamo dei sentimenti, Minneapolis ne ha abbastanza di vedere che veniamo uccisi”. Nel commentare alcune immagini dei tumulti, invece, l’ex campione ha scritto: “Questo è disgustoso e non lo appoggio, ma l’ho detto da quando sono tornato a Minneapolis: dovete togliervi i paraocchi e vedere quello che la gente ha visto ancora e ancora e ancora e ancora”. Parole sentite, visto che Carter ha un rapporto tutto speciale con la città. “Minneapolis è sempre stata la mia seconda casa – ha detto in un’intervista del 2018 – sono arrivato qui dalla Florida quando avevo appena 17 anni. È stata una benedizione e un cambiamento radicale, come dal giorno alla notte”. I primi passi nel football li ha mossi nella University of Minnesota, dove ha iniziato a giocare nei Golden Gophers. Poi, nel 2000, il grande salto in Nfl. Ma non deve spostarsi di molto. Nel quarto turno del draft viene scelto dai Minnesota Vikings dove resta fino al 2003, quando un infortunio al ginocchio mette a rischio la sua carriera. Sembra la fine, è l’inizio di un percorso che lo porta ai giocare per i New York Jets, per i Pittsburgh Steelers, con cui ha vinto 2 titoli Nfl, Washington Redskins e San Diego Chargers. E proprio i Vikings hanno urlato la loro rabbia per quanto accaduto: “Siamo profondamente rattristati da quello che è successo a pochi isolati dal nostro stadio. Tutti nella nostra comunità hanno il diritto di sentirsi protetti e al sicuro. Le nostre preghiere sono con la famiglia di George Floyd”.

Ma sono tantissimi gli sportivi che hanno postato messaggi di protesta. Proprio come LeBron James, che ha condiviso un’immagine che mette a confronto il poliziotto inginocchiato sul collo di Floyd e Colin Kaepernick, ex quarterback dei San Francisco 49ers, che durante l’inno nazionale di una partita di Nfl si era inginocchiato per protestare contro le discriminazioni e le violenze della polizia nei confronti degli afroamericani e delle minoranze etniche. “Questo è omicidio – ha twittato invece Steve Kerr, coach dei Golden State Warriors – è disgustoso. Davvero, cosa diavolo è andato storto in noi?”. Molti altri sportivi, invece, hanno postato nuovamente una foto del 2014. Nello scatto si vedono diversi giocatori nella Nba che indossano nel prepartita una maglia con scritto “I can’t breath” (Non posso respirare), la stessa frase pronunciata prima di morire da Eric Garner, soffocato da un agente di polizia durante il suo arresto, e da George Floyd. Particolarmente scosso anche Allan Ray, ex guardia dei Boston Celtics e dei Miami Heat che in carriera ha vinto due titoli Nba. “Che fosse innocente oppure no, l’uomo era già stato ammanettato – ha scritto su Instagram – Non c’era alcun motivo di mettere un ginocchio sulla sua gola. Non capisco, è come se il poliziotto abbia voluto ucciderlo. È rimasto lì seduto e non ha fatto niente per vedere se stesse bene. Cosa deve succedere – ha aggiunto – per farla finita con questa insensata uccisione di uomini neri da parte della polizia? Se provate ad accusare il nero per terra o trovare una scusa per quei poliziotti, allora siete parte anche voi del problema. Questo è un omicidio e lo abbiamo visto tutti nel video”.

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