Oltre 40 milioni di professionisti della salute tra medici e operatori sanitari, un numero che rappresenta collettivamente più della metà della forza lavoro sanitaria e medica mondiale, provenienti da 90 Paesi, chiedono ai leader dei Paesi del G20 una Healthy Recovery, “una vera guarigione da questa crisi” dando priorità agli investimenti nella salute pubblica, a acqua e aria pulite e a un clima stabile nei pacchetti di stimolo economico attualmente in esame.

Nel marzo del 2006 il magistrato Donato Ceglie al Pascale tuonava: “Con i miei carabinieri, io vedo nei Comuni dove riscontro sversamenti di rifiuti tossici sino ed oltre il 400% di aumento di diagnosi di cancro rispetto all’anno precedente. Voi medici quando vi decidete a muovervi e a darci una mano?”. Cominciava allora il mio percorso nelle Terre dei Fuochi come Medico dell’Ambiente. A maggio del 2007 ho dato giustizia al pastore Vincenzo Cannavacciuolo facendo a mie spese le analisi di diossina e relativa relazione tecnica gratuita che scoperchiava il “vaso di Pandora” della Terra dei Fuochi e dei Veleni cominciando dalla Città di Acerra.

A marzo del 2018, in lista di attesa per operarmi di cancro in Veneto, mentre venivo massacrato dal tritacarne della comunicazione per averlo candidamente confessato, ho dato giustizia al vigile eroe Michele Liguori certificando gratuitamente anche per lui il nesso di causalità tra il colangiocarcinoma che lo aveva ucciso e l’inquinamento con le stesse sostanze che, insieme al generale Sergio Costa, aveva riscontrato nei pozzi fatti analizzare ad Acerra.

A maggio del 2020, chiuso in casa per il lockdown da Covid-19, ho dovuto apprendere dal vescovo di Acerra che, senza cure adeguate e senza analisi di biomonitoraggio tossicologico, è morto quasi da solo di sarcoma polmonare l’ennesimo giovane di questa terra, Stefano Sorano, di 24 anni, probabilmente ucciso dagli stessi inquinanti.

In tutti questi anni abbiamo subito di tutto, e soprattutto si è tentato di tutto, oltre ogni limite di decenza, per tentare di negare quanto fosse patogeneticamente rilevante nel danno alla salute pubblica l’inquinamento, specie in territori simbolo come quelli di questa città.

Acerra è sempre stata e rimane la sintesi e il simbolo di tutti gli inquinamenti che uccidono in Campania come in tutta Italia. Ad Acerra si riscontrano tutti i tipi di inquinamento sinora conosciuti. Ad Acerra hanno sversato rifiuti tossici negli anni Novanta (processo Carosello di cui sono stato perito tecnico per l’accusa); ad Acerra, persino dopo Covid-19, bruciano roghi tossici con rifiuti speciali abbandonati; ad Acerra esiste il più grande maxi inceneritore di Italia, che, da solo, incenerisce quanto tutti gli inceneritori operanti in Lazio, Toscana, Umbria, Molise, Abruzzo e Marche messi insieme.

Ad Acerra la scuola media Caporale, al cui interno è ubicata la locale centralina di monitoraggio dell’aria dell’Arpac, certifica da sempre livelli di inquinamento da cancerogene polveri sottili pari come numero ma maggiori come concentrazioni medie di quelle delle centraline lombarde. Ad Acerra la Sogin nel 1999 certificava la presenza di diossine in fusti recanti chiari timbri di fonderie del bergamasco oltre 10mila volte il limite massimo normale (località Calabricito).

Ad Acerra nel 2008 l’Arpac certificava ancora negli stessi luoghi diossina pari ad oltre 400 volte il valore massimo normale. Senza fare mai bonifiche le diossine negli anni si sono sparse, diffuse, contaminando acque e patrimonio zootecnico locale nella sua lenta eliminazione grazie al flusso delle acque di falda verso i regi Lagni e quindi verso il mare.

Senza fare centro sui pozzi riscontrati inquinati seguendo il percorso delle acque ma centrando il calcolo sui terreni inquinati di Acerra (come se gli inquinanti restassero nel terreno e non fossero dispersi dalle acque) hanno provato a convincere i cittadini che che ci si ammala di cancro di più per deprivazione economica che per inquinamento. Il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, lo ha sempre denunciato, ma è rimasto spesso solo a tuonare contro l’inquinamento a causa del quale ogni giorno vede morire giovani come Stefano.

Giusto prima del lockdown da Covid-19, che ha dimostrato inoppugnabilmente quanto incida l’inquinamento industriale sulla qualità dell’ambiente e quindi della salute pubblica anche nei nostri territori, hanno tentato di convincere il vescovo Di Donna che non era l’inquinamento la prima causa di cancro ad Acerra: era addirittura una mera questione di semplice “sfortuna”!

Il vescovo di Acerra si è reso promotore della visita di Papa Francesco nei territori martiri e simbolo delle Terre dei Fuochi di tutta Italia. Noi Medici dell’Ambiente, che da almeno 15 anni abbiamo dato tutto quello che potevamo, la nostra professione, il nostro tempo, la nostra salute, i nostri soldi, siamo felici e speriamo di essere presenti tra coloro che ringrazieranno Papa Francesco per la sua visita e le sue parole di speranza.

Il mostro Covid-19 ha dimostrato senza possibilità di ulteriori discussioni che non sono mai esistiti “allarmisti” e “negazionisti” tra i medici. Esistono semplicemente “medici”, obbligatoriamente dalla parte dei malati da inquinamento delle nostre Terre, e “omertosi” che tentano in ogni modo di sottrarre alla politica le proprie responsabilità del ferreo controllo del territorio a tutela della salute pubblica.

Contro Covid-19 e a tutela delle pummarole in Campania hanno dimostrato di saperlo fare: contro l’inquinamento assassino ancora no!

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