Oltre quaranta assenze in cinque anni. È la dote che potrebbe portare Carlo Caputo in vista dell’ormai probabile nomina a presidente del Parco dell’Etna. Durante il lustro da membro del Consiglio del Parco, infatti, era solito disertare le riunioni: lo confermano i verbali, che lo sanno assente in oltre metà degli incontri. A volerlo alla guida di uno degli enti regionali più ambiti è il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che già l’anno scorso cercò di piazzarlo mettendo fine a due anni di commissariamento. Il tentativo poi sfumò per i malumori manifestati non solo tra l’opposizione ma anche nei partiti di centrodestra che sostengono il governo e per il timore che la nomina potesse contrastare con la legge Madia, che pone dei limiti temporali per chi ha da poco conclusa un’esperienza amministrativa. Caputo, che da qualche mese siede nel gabinetto di Musumeci, dal 2013 al 2018, è stato infatti sindaco di Belpasso, uno dei Comuni a ridosso del vulcano a cui spetta un posto nel Consiglio del Parco.

“Spero di scrivere una nuova pagina d’impegno e contribuire alla buona gestione di questo ente di tutela e valorizzazione”, ha scritto ieri sera su Facebook Caputo, festeggiando la notizia, nonostante manchi ancora l’ufficialità del decreto. Sul quale potrebbe essere chiamata a esprimersi anche l’Ars, seppure per un parere non vincolante. Ad anticipare il momento dell’insediamento non è però soltanto l’entusiasmo del prescelto, ma anche le critiche di chi, ieri come oggi, ritiene la nomina esclusivamente politica. Tra i più agguerriti c’è il Movimento 5 stelle: “Sia chiaro, non esprimiamo un giudizio personale ma politico – ha dichiarato la deputata regionale Gianina Ciancio, originaria proprio di Belpasso – Il nostro territorio pullula di figure competenti in materia ambientale, innamorate della nostra montagna. Anche tra gli uffici regionali non mancano dipendenti che, tra mille difficoltà, hanno contribuito a far riconoscere l’Etna come patrimonio dell’umanità. Spiace vedere come, alla fine, si siano seguite sempre le stesse logiche”.

Tra le cose che più hanno fatto discutere, c’è l’inserimento nel curriculum vitae presentato da Caputo alla Regione dei cinque anni da membro del Consiglio del Parco. Perché se la fascia di primo cittadino di Belpasso gli ha concesso di rappresentare il Comune all’interno dell’ente, dai verbali delle sedute risulta che Caputo era solito disertare le riunioni. Sull’albo pretorio sono presenti oltre un centinaio di verbali relativi a una quarantina di sedute indette tra la primavera del 2013 e quella del 2018: in oltre la metà il Comune di Belpasso risulta assente, mentre nel resto dei casi figura rappresentato da un delegato del sindaco.
Da presidente del Parco dell’Etna, Caputo potrebbe poi trovare un punto di riferimento all’Assemblea regionale siciliana in Giuseppe Zitelli, deputato di ‘Diventerà Bellissima’, il movimento di Nello Musumeci. Prima di fare il grande salto a Palermo, Zitelli è stato vicesindaco di Belpasso, condividendo con Caputo l’esperienza amministrativa. Da neo-onorevole, ha presentato un disegno di legge per ricalcolare i confini del parco in base a un criterio legato esclusivamente all’altitudine. Fissando la quota a 1100 e trasformando tutte le aree più basse in zone di promozione turistica. Con il chiaro obiettivo – si legge nella relazione che accompagna il ddl – di rilanciare l’economia del territorio. Come? Sbloccando le pratiche edilizie e auspicando la costruzione di alberghi a cinque stelle.

Il disegno di legge da oltre un anno è bloccato in commissione Ambiente, anche per volere della presidente e collega di partito Giusy Savarino che non ha sposato l’idea di modificare con una norma i confini così come concepiti alla fine degli anni Ottanta. Per sapere se la presenza di Caputo ridarà nuova linfa al progetto bisognerà attendere. Per il momento il presidente in pectore ha assicurato di voler “definire programmi e obiettivi seguendo un metodo di partecipazione e condivisione con tutti gli attori istituzionali e associazioni del territorio, senza guardare interessi campanilistici”.

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