In cinquantanove secondi tutto venne giù. Intorno non c’erano più case ed edifici, ma solo polvere e devastazione. Era la sera del 6 maggio 1976: alle 21 una scossa di terremoto di magnitudo 6.4 della scala Richter fece tremare il Friuli provocando gravi danni e crolli. L’Orcolat, l’orco della Carnia che nel folclore friulano scatena i terremoti, fece 989 morti, concentrati in gran parte tra Gemona, Venzone, Buja e Majano. Ma furono 137 i Comuni colpiti dalla scossa. Tremila i feriti. Circa 80mila gli sfollati. Subito cominciò la solidarietà. A centinaia i giovani friulani partirono per i luoghi colpiti nel tentativo di salvare vite. Si formarono squadre coordinate da sindaci, Vigili del fuoco e alpini della Julia.

A settembre nuove forti scosse fecero crollare quel che era rimasto in piedi. Come il campanile del duomo gotico di Venzone, che sarebbe poi stato ricostruito identico a prima diventando uno dei simboli del modello Friuli. Cioè la ricostruzione basata su due linee guida: “prima le fabbriche, poi le case e le chiese”, come aveva chiesto l’arcivescovo di Udine. E tutto dov’era e com’era, niente “new town”. A costo di espropriare tutte le case del centro storico per poterlo dichiarare opera pubblica e rifarlo pezzo per pezzo, numerando ogni pietra e rimettendola al suo posto. A capo dei lavori Giuseppe Zamberletti, nominato commissario straordinario per il coordinamento dei soccorsi con pieni poteri dall’allora presidente del Consiglio Aldo Moro. Scomparso l’anno scorso, è stato il padre della Protezione civile, di cui nel 1982 fu il primo capo dipartimento.“

Per le disposizioni legate al contenimento del coronavirus, oggi a Gemona del Friuli, città simbolo del sisma, si svolge una commemorazione in forma ristretta, con la deposizione di corone, una messa a porte chiuse e 400 rintocchi di campana per ricordare i 400 morti. “Sarà una commemorazione silenziosa – scrive il sindaco di Gemona, Roberto Revelant, su facebook – mai vissuta prima. Da quella terrificante esperienza lungimiranti amministratori e politici hanno pianificato con successo la ricostruzione e lo sviluppo della nostra regione. L’appello che rivolgo a chi ha un ruolo di responsabilità oggi è di avere altrettanto coraggio nelle scelte” per “ricostruire un Paese forte e strutturato”.

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