La lotta della ricerca per arginare i coronavirus, come Sars Cov 2, non si combatte solo nei laboratori. Esiste, come racconta la Cnn, un gruppo di scienziati che, bardati in tute a prova di qualsiasi contatto e contagio, entra nelle grotte a caccia di pipistrelli per studiarli. Sono questi piccoli e ormai temuti animaletti che hanno, con ogni probabilità originato il virus che negli uomini si evolve in Covid 19. Una malattia “feroce e sistemica” che ormai contagiato quasi 3 milioni di persone e provocato oltre 200mila morti.

Come ricordano gli scienziati due coronavirus dei pipistrelli condividono l’88% della sequenza genetica con quella del Sars Cov 2 (rispetto ad altri due coronavirus noti per infettare le persone – Sars e Mers – Sars Cov 2 condivide circa il 79% della sua sequenza genetica con Sars e il 50% con Mers). Si ipotizza che la trasmissione non sia avvenuta direttamente da pipistrelli all’uomo, ma che vi sia un altro animale ancora da identificare che ha agito come una specie di trampolino di lancio per trasmettere il virus all’uomo: un piccolo mammifero per esempio.

Gli scienziati catturano i mammiferi e ne analizzano sangue, urine e feci come ha raccontato Peter Daszak, che presiede EcoHealth Alliance, una ong americana specializzata nella rilevazione di nuovi virus e prevenzione della pandemia. Un lavoro che in questi mesi di emergenza sanitaria globale sembra ancora più importante se si pensa che, come riporta il network statunitense, sono stati raccolti “15mila campioni” con l’identificazione di circa 500 nuovi coronavirus animali.

Nel 2009 è stata fondata Predict, finanziata dall’agenzia Usa per lo Sviluppo Internazionale, sotto la guida dell’Università della California Davis, insieme a EcoHealth Alliance, Smithsonian Institution, Wildlife Conservation Society e Metabiota, una società californiana che ha sviluppato un tracker epidemico. L’iniziativa aveva il compito di identificare e rispondere alle nuove malattie zoonotiche – inclusi i coronavirus – prima che si diffondessero nell’uomo. Quando emerse Covid-19, Shi Zhengli, un virologo dell’Istituto di Virologia di Wuhan (la città cinese focolaio dell’epidemia), lo confrontò con i campioni presenti nel database e scoprì che Sars Cov 2 aveva un match di abbinamento con “un campione prelevato da un pipistrello horseshoe in una grotta nello Yunnan nel 2013 per il 96,2%”. Da qui l’ipotesi che quel virus potesse essere l’antenato di Sars Cov 2.

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