La ristorazione italiana chiede aiuto a governo e istituzioni: per ripartire nella Fase 2, post emergenza coronavirus, ha presentato otto proposte, misure eccezionali da adottare e necessarie per la sopravvivenza di molti rappresentati del settore. Durante il lockdown, in molti hanno continuato a lavorare con le consegne d’asporto o si sono attrezzate per farlo. Just Eat, app leader per ordinare pranzo e cena a domicilio in tutta Italia e nel mondo, ha analizzato i consumi del food delivery durante questo mese e mezzo di quarantena per vedere se sono cambiate le abitudini degli italiani: la pizza si conferma il cibo più ordinato. Grande new entry, invece, il gelato che si posiziona al quinto posto.

Le consegne a domicilio continuano ma non sono sufficienti per evitare la crisi del settore, che tra l’altro rischia di essere una delle ultime attività a poter ripartire. Per questo, dopo il primo appello sottoscritto il 2 aprile, il comparto dell’imprenditoria enogastronomica si è mobilitato di nuovo, chiedendo una serie di provvedimenti. “Queste azioni sono necessarie nella consapevolezza della centralità che il turismo enogastronomico, l’artigianalità e l’ospitalità rappresentano – sottolineano gli esponenti del comparto – Una leva strategica per il rilancio economico del Paese e il principale strumento di valorizzazione del Made in Italy“. In vista della Fase 2, sono otto le misure chieste al governo:

  1. Cancellazione delle imposte nazionali e locali pertinenti (a titolo indicativo e non esaustivo Tari, Imu, affissione, occupazione suolo pubblico, etc.), credito per utenze relative alle attività commerciali; rateizzazione dei pagamenti degli acconti Ires, Irap previste a giugno e senza interessi.
  2. Proroga della cassa integrazione straordinaria per il personale in forza dal 23 febbraio 2020 fino al 31 dicembre 2020.
  3. Sospensione di leasing, mutui e noleggio operativi fino al 31 dicembre 2020, recupero delle mensilità congelate in coda al periodo previsto dalla relativa misura posta in essere.
  4. Armonizzazione da parte dello Stato delle regole per l’accesso al credito.
  5. Credito d’imposta al 60% riconosciuto al proprietario fino al 31 dicembre 2020 con 40% dell’importo a carico del locatario e misura semplificata (cedolare secca).
  6. Detassazione (straordinaria) sulle risorse umane in organico, detassazione degli oneri contributivi e assistenziali e dei benefits fino al 30 giugno 2021.
  7. Possibilità estesa a tutto il comparto ristorazione di effettuare l’asporto.
  8. Misure di sostegno a fondo perduto, ristori e indennizzi, per il periodo di chiusura obbligatorio imposto per legge dall’emergenza covid-19 (pari al 10% del fatturato in relazione allo stesso periodo di riferimento).

L’analisi delle consegne a domicilio
La gioia della tavola pronta non si è persa nemmeno durante il lockdown. Non potendo uscire e andare al ristorante, gli italiani hanno dovuto ripiegare sul cibo d’asporto. Just Eat, una delle app utilizzate per ordinare a domicilio ha realizzato un focus dell’Osservatorio annuale sul mercato del cibo a domicilio, per analizzare i consumi del food delivery tra marzo e aprile, i cambiamenti o le conferme nelle abitudini degli italiani a domicilio, ma anche preferenze, temi importanti, comportamenti e priorità in questo momento di difficoltà. La pizza si conferma sempre al primo posto come il piatto più ordinato, seguita dall’hamburger, dal sushi, dal pollo e dalla cucina italiana, in alternativa al cucinare a casa in questi giorni di isolamento. Il gelato, che in periodi ‘più standard’ non rientrava nemmeno in top 10, si posizione invece al quinto posto tra le cucine più ordinate nelle ultime tre settimane.

Tra i principali trend di crescita si attestano proprio i dolci e i gelati (+133%), ma anche sushi e cibo giapponese nei formati da mangiare in famiglia e in gruppo, come le barche e i mix (+124%) e le ormai famose pokè bowl (+54%). Emergono, inoltre, trend specifici come la crescita dei menù dedicati al pranzo, utili per chi lavora da casa, quelli per i più piccoli (menù baby), dolci e sfiziosità, birre artigianali e qualche bottiglia di buon vino.

Dal campione di 30mila clienti intervistati è emerso che, in questo momento, sono più gli uomini delle donne a ordinare d’asporto (60% vs 56%): il primo motivo per farlo è regalarsi una coccola (59%), soprattutto per le donne (56%), ma anche una comoda alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così il numero delle uscite (48%). Per chi è in smart working è pratico ordinare a pranzo o a cena non avendo tempo di cucinare (15%), soprattutto per gli uomini (56%), e per evitare le code ai supermercati e le attese per la spesa online (17%). Per la fascia 18-25 emerge la voglia di staccare la spina con il food delivery ordinando qualcosa di goloso; i giovani dai 26 ai 35 anni tendono a ordinare più a pranzo; dai 36 ai 45 anni il food delivery è scelto per evitare la coda ai supermercati o nell’attesa della spesa on-line; infine, rappresenta un’alternativa all’andare a fare la spesa, limitando il numero di uscite, soprattutto per la fascia 45-54 anni.

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