Il re delle cravatte Maurizio Marinella accantona definitivamente riserve e scetticismo verso l’e-commerce e si prepara a mettere in vendita i suoi prodotti di lusso su Internet. “In queste settimane di forzata chiusura stiamo progettando un sito” dice Marinella a ilfattoquotidiano.it. L’emergenza coronavirus sta per rivoluzionare le strategie commerciali e comunicative di uno dei leader mondiali dell’artigianato e dell’abbigliamento, da sempre contrario alle vendite in rete “perché preferiamo accogliere con calore il cliente nel nostro negozio di Napoli: il caffè, la sfogliatella, una bella conversazione. Tutto questo sul web non si può fare. Ma il virus sta cambiando il mondo – ammette l’imprenditore – e noi dovremo adeguarci. Anche se non rinunceremo alla nostra tipica ospitalità. Solo che dovremo mettere una persona alla porta per regolamentare gli ingressi di chi vorrà continuare a venire a trovarci”. Ecco come sta progettando la riapertura per quando sarà consentita.

Lei è tra quelli rimasti aperti sino all’ultimo?
No, abbiamo chiuso un giorno prima del decreto. Non riuscivamo più a far rispettare il metro di distanza.

E come farà quando sarà consentito riaprire? Sta effettuando dei lavori?
Stiamo preparando un negozio ‘coronafree’. Abbiamo sanificato i locali, faremo un’altra sanificazione poco prima della riapertura. All’interno si può fare poco, gli spazi sono piccoli. Stiamo ridisegnando la disposizione dei banchi delle cravatte, vorremmo ricavare nuovi spazi al piano di sopra. Metteremo una persona alla porta per gestire gli ingressi. Ci stiamo procurando gel e mascherine, per noi e per i nostri clienti. Se dovesse entrare qualcuno senza mascherina gliela offriremo noi. Per la sua e la nostra tranquillità. Continueremo a coccolare i nostri clienti come prima.

La vostra ospitalità è famosa in tutto il mondo.
Chi viene da noi sa che troverà caffè, sfogliatelle, attenzioni. E’ il nostro fiore all’occhiello, e continueremo così nei limiti del possibile.

Altre novità?
Stiamo preparando una forma di e-commerce.

Vincerà la sua proverbiale freddezza verso questo strumento?
Abbiamo sempre preferito un contatto diretto, un appuntamento, almeno una telefonata. Molto meglio che premere un tastino e ricevere la cravatta a casa. Ma il mondo sta cambiando e dobbiamo adeguarci. Ci organizzeremo e in queste settimane di chiusura forzata stiamo lavorando alla creazione di un sito per alcuni articoli.

Che caratteristiche avrà il suo sito?
Sarà il meno invasivo possibile. Dovrà provare a trasmettere un poco di calore, napoletanità, partecipazione. In alternativa, promuoveremo appuntamenti a casa. Per evitare affollamenti in negozio, manderemo il sarto e i nostri tessuti dal cliente.

Quanti dipendenti ha?
Il nostro gruppo, tra i negozi di Napoli, Roma e Milano e i nostri laboratori, ha 72 dipendenti.

Teme o prevede dei ridimensionamenti?
No. Non licenzieremo nessuno. A costo di fare ulteriori sacrifici. Sono 106 anni che stiamo in piazza e non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba, questo ci ha consentito di mantenere qualcosa da parte per i momenti difficili. Non abbiamo licenziato nemmeno durante l’emergenza rifiuti, una tragedia ambientale che cancellò il turismo a Napoli e che ridimensionò il nostro fatturato. I nostri dipendenti sono la nostra famiglia: hanno acceso mutui, hanno esigenze, non lasceremo a spasso nessuno.

Negli anni scorsi lei lamentò la mancanza di giovani che volessero imparare l’arte di confezionare cravatte. Questa crisi cambierà qualcosa?
Si potrebbero creare degli scenari diversi. E’ importante far capire ai nostri ragazzi che non tutti possiamo fare gli avvocati e gli amministratori delegati, ma che esistono mestieri altrettanto dignitosi. Che fanno parte del Dna di un’altissima tradizione artigiana di Napoli che merita di essere tramandata. Vedremo.

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