In questo momento difficile per tutta la Lombardia mi sento di sottolineare l’importanza di aiutare concretamente i tanti infermieri, medici, dottori e specialisti riconvertiti in qualità di semplici volontari nelle terapie intensive soprattutto nel bresciano e nel bergamasco. Ne conosco personalmente alcuni. Gli operatori bresciani come quelli bergamaschi sono persone concrete che badano al sodo.

Durante questi drammatici giorni, magari queste persone si stavano già domandando fra sé e sé “chi me lo fa fare?”. Poi se hanno avuto il tempo, hanno visto i tiggì in cui si raccontava il Commissario Arcuri dire “il sistema di distribuzione (dei dispositivi di protezione) si è inceppato” e poi leggere il resoconto parossistico della video-rissa-call tra Governatori di Regione, Commissario e Protezione Civile.

Oltre alle mascherine, alle tute e a tutti i dispositivi di protezione che devono arrivare. Oltre alle celebrazioni di vicinanza e alle bandiere ammainate (manifestazione nazionale annunciata a reti unificate e prevista per il prossimo 30 marzo). Oltre agli applausi e alle canzoni dai balconi, dobbiamo dare un senso al loro sforzo.

Allora mi sembra il minimo del minimo, a questi magnifici eroi che osanniamo da giorni a reti unificate: raddoppiamo loro lo stipendio. Qualcuno dirà: “Non cambierà niente”. È vero, anche con lo stipendio raddoppiato, diranno fra sé e sé “Ma chi me lo fa fare?” tanto e quanto facevano prima. Ma almeno li avremo un po’ meno sulla coscienza, tutti noi che restiamo a casa, comodi.

In secondo luogo, quella vocina dentro la loro testa che da giorni ripete loro “Chi te lo fa fare?” avrà qualche ragione in meno.

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