“Il disegno delle misure, che ha un orizzonte di breve periodo, e l’entità dell’impegno finanziario appaiono adeguati alla fase attuale di sviluppo dell’epidemia”. Lo scrive Bankitalia nella memoria consegnata alla commissione Bilancio del Senato, impegnata nell’esame del decreto legge marzo, ribattezzato ‘Cura Italia‘, che contiene le misure per contrastare gli effetti del coronavirus sul sistema economico. Una memoria in cui non mancano critiche, ad esempio per la mancanza di misure a favore dei dipendenti a termini o dei disoccupati, oppure sull’opportunità di rimodulare in base al reddito il bonus di 600 euro previsto per i lavoratori autonomi. Inoltre, Palazzo Koch suggerisce di focalizzare l’attenzione sull’aiuto alle piccole e medie imprese, mentre le grandi aziende “dispongono di ampi margini inutilizzati sulle linee di credito in conto corrente”. Infine, sottolinea l’importanza in questa fase di concentrare gli aiuti sul sistema sanitario perché la priorità è “l’attività di prevenzione della diffusione del contagio“. Ma a disegnare un quadro molto più negativo, almeno a livello mondiale, è l’Istat che parla di “shock di dimensioni inimmaginabili all’economia internazionale“.

Istat: “I limiti a spostamenti e attività produttive hanno creato un danno inimmaginabile”
Nonostante tutti gli Stati più colpiti, da quelli europei agli Stati Uniti, fino all’Estremo Oriente, stiano mettendo in campo il massimo sforzo per limitare il contraccolpo sull’economia del diffondersi della pandemia, l’Istat prevede pesanti ripercussioni: il diffondersi della crisi sanitaria “in Cina e nell’Estremo Oriente dalla seconda metà di gennaio e successivamente nei paesi europei, proprio a partire dall’Italia, e infine negli Stati Uniti – scrivono nella memoria inviata al Parlamento sul Cura Italia – ha imposto limiti alla circolazione delle merci e delle persone e alle attività produttive sempre più stringenti e ora tali da determinare uno shock di dimensioni inimmaginabili all’economia internazionale”.

Andando nello specifico del caso italiano, l’istituto di statistica spiega che sono meno della metà delle imprese nazionali quelle che non sono state al momento sospese in base ai Dpcm dell’11 e 22 marzo: “Le imprese, classificate in base all’attività prevalente, nei settori le cui attività non vengono sospese sono poco meno di 2,3 milioni di unità su 4,5 milioni (il 48,7% del totale), generano circa due terzi del valore aggiunto complessivo (circa 512 miliardi di euro) e il 53,1% delle esportazioni totali”.

Sarà solo nel secondo trimestre che potremo però determinare il reale gap di produzione/valore aggiunto in tutta la sua ampiezza, continuano. E sarà da quelle evidenze che si dovrà partire per valutare eventuali ripercussioni sull’occupazione. L’istituto aggiunge infatti che “nel 2019 il numero di occupati è pari a 23 milioni 360mila (media annua); circa i due terzi (il 66%) opera in uno dei settori di attività economica ancora attivi, per un totale di 15 milioni 434 mila occupati e il restante 34% (7 milioni 926 mila occupati) in uno dei settori dichiarati sospesi dal decreto”. Non è chiara, però, la percentuale di coloro che, oltre a rientrare in questo 34%, svolga o meno il proprio lavoro in smart working.

“Nulla per lavoratori a termine. Parametrare i 600 euro”
“L’entità dello stanziamento disposto dal decreto per il rafforzamento della Cassa integrazione guadagni appare in linea con gli obiettivi” ma “non sono previsti interventi in favore della generalità dei dipendenti a tempo determinato e, più generale, di chi non trovi un lavoro“, sottolinea Bankitalia. Nella memoria consegnata alla Commissione viene chiesto anche di rivedere il “premio 100 euro” così come il bonus 600 euro per gli autonomi perché non sono parametrati al reddito. In caso di “riproposizione dello strumento”, e nel caso in cui le misure di blocco dell’attività economica dovessero divenire “più graduate e selettive, sarebbe importante parametrare gli aiuti al venir meno delle occasioni di lavoro e di reddito per territorio e settore d’attività, tenendo altresì conto dell’imponibile fiscale dei diversi soggetti negli anni precedenti”, scrive Bankitalia.

“Pmi più esposte a rischi, garanzie a grandi aziende solo se in difficoltà”
“I provvedimenti in sostegno delle condizioni finanziarie delle aziende sono mirati soprattutto alle piccole e medie imprese, che nei prossimi mesi potranno risentire maggiormente di eventuali restrizioni nell’accesso al credito”, plaude Palazzo Koch. La Banca d’Italia invita infatti il governo a “un’attenta analisi di costi e benefici per assicurare che le risorse pubbliche vengano concentrate su quei casi in cui sono accertabili condizioni di difficoltà” di grandi aziende. L’istituto centrale ricorda che tali imprese “dispongono di ampi margini inutilizzati sulle linee di credito in conto corrente“.

“Alitalia, difficile un piano industriale sostenibile”
La crisi globale del settore aereo ”potrebbe rendere particolarmente difficoltosa la formulazione di un piano industriale sostenibile” per il rilancio di Alitalia. La crisi della compagnia, avverte Bankitalia, “certamente aggravata dal Covid-19, ha radici profonde”. Alitalia, infatti, si trova “da quasi tre anni in amministrazione straordinaria, in questo periodo ha continuato ad accumulare perdite ingenti a fronte di una redditività esigua”.

“Scarsità di personale sanitario, coinvolgere il privato”
“La scarsità di personale” sanitario costituisce un altro “elemento critico nella situazione attuale; rappresenta la sfida più difficile anche per i tempi necessari all’ingaggio o alla formazione di personale a maggiore specializzazione”, evidenzia ancora Bankitalia. “Il coinvolgimento del settore privato, anche in deroga alle norme vigenti, potrà aiutare a colmare il divario tra domanda e offerta di servizi sanitari”, afferma palazzo Koch.

“Priorità contenere epidemia e sostenere famiglie e imprese”
In questo momento le priorità individuate da Bankitalia sono “il contenimento dell’epidemia e il rafforzamento della capacità di risposta del sistema sanitario, nonché il sostegno di lavoratori, famiglie e imprese“. “L’azione pubblica – continua la memoria consegnata a Palazzo Madama – deve garantire le risorse necessarie al rafforzamento delle attività di prevenzione della diffusione del contagio e degli interventi di cura a favore dei contagiati, per mitigare le conseguenze dell’aumento dei casi da trattare. Al tempo stesso, l’azione pubblica deve offrire certezze e garanzie per indurre le imprese a non licenziare e per metterle in condizione di superare le difficoltà connesse sia con la forte flessione della domanda, sia con la diffusione del contagio e con le misure di prevenzione dello stesso”, conclude Bankitalia.

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