Questo diario era nato per far conoscere al mondo esterno la vita in quarantena all’interno della zona rossa. Per spiegare la nuova quotidianità di una normalissima famiglia che si trovava improvvisamente reclusa tra le mura domestiche, a causa del Coronavirus.

A volte ho provato ad immaginare l’impressione che facevano le mie parole su chi leggeva. Le avranno giudicate esagerate, allarmistiche, banali. Sicuramente rileggerle adesso, che siamo davvero tutti nella stessa situazione, farà un altro effetto.

Su di me, tutto quello che sta succedendo ora nel nostro Paese, fa l’effetto di un film già visto. È da quasi un mese che viviamo così. In questo mese si sono allungati i capelli, i bimbi sono cresciuti di un centimetro e abbiamo quadruplicato il consumo serale di camomilla.

Ma, ripeto, per quanto siamo riusciti a trovare un equilibrio e ad adattarci, il dolore che si prova nel sapere che ogni giorno perdiamo qualcuno e che qualcun altro si ammala, è sempre lo stesso. E non è ancora finita.

Per quello che posso vedere dalla finestra di casa, i pochissimi incoscienti che continuano ad uscire in gruppetti sono i giovanissimi. Ma i genitori non gli dicono nulla? Litigano, non si parlano, sono talmente furbi da non farsi beccare… non so.

Mi chiedo come questi ragazzi si giustifichino con i loro parenti e con loro stessi. Le loro madri e i loro padri potrebbero finire attaccati a un respiratore per una polmonite da Covid-19. Anche mentre scrivo, da fuori arriva il suono delle sirene delle ambulanze.

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