Per oltre un mese dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Italia, le persone con disabilità e le loro famiglie sono rimaste isolate senza informazioni specifiche, persino nelle “aree rosse”. Dopo una non breve fase di silenzio sul come sostenere concretamente i disabili (buone prassi da seguire, direttive precise, aiuti reali) il governo ha diramato nella sera del 10 marzo un vademecum dedicato a loro. “Per le persone con disabilità e per coloro che se ne prendono cura, il coronavirus può rappresentare un problema ancora più grave. Ecco perché l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità (il nuovo soggetto politico creato dopo l’eliminazione del ministero della Disabilità) che fa capo alla Presidenza del consiglio dei ministri, ha pubblicato una nota con le risposte alle domande più frequenti sulle misure adottate dal Governo” scrivono da Palazzo Chigi. Qui di seguito tutte le domande e le risposte fornite dall’Ufficio per i disabili. Ilfattoquotidiano.it le ha analizzate una a una, fornendo a vario titolo proposte, consigli e anche dubbi raccolti dal mondo delle organizzazioni e dalle famiglie.

MI DEVO SPOSTARE PER ASSISTERE UN FAMILIARE CON DISABILITÀ, POSSO MUOVERMI SENZA INCORRERE IN SANZIONI?
“Sì, se lo spostamento è determinato da situazioni di necessità che devono essere comunque autocertificate. Tuttavia è strettamente necessario attenersi comunque alle regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio”.

La premessa fatta da tutte le associazioni è che questo tipo di comunicazione istituzionale specifica per una categoria fragile come i disabili, in totale solo in Italia sono oltre 4 milioni di persone (Istat), e in particolare per quelli gravi o immunodepressi, sarebbe dovuta arrivare subito già nei primissimi giorni quando sono stati accertati i primi decessi da Covid-19. Troppo a lungo è durata la fase di incertezza.

ASSISTO PER LAVORO UNA PERSONA CON DISABILITÀ, POSSO MUOVERMI SENZA INCORRERE IN SANZIONI?
“Sì, se lo spostamento è determinato da comprovate esigenze lavorative che devono essere comunque autocertificate”.

Risposta incompleta perché non tratta nello specifico il rapporto assistente-assistito. A parte la questione irrisolta del ruolo da riconoscere a livello economico al caregiver familiare, bisogna fare chiarezza su come verranno gestiti tutti i casi particolari. Si rischia di arrivare a dispute legali non indifferenti. Ad esempio: un assistente personale ha un contratto con una cooperativa, cosa bisogna fare se l’operatore si ammala di Covid-19? Di chi è la responsabilità nel caso un operatore portatore sano del virus contagia un disabile? Sono molti i dubbi ancora irrisolti. Inoltre ci sono pochi datori di lavoro che hanno messo a disposizione una valutazione dei rischi aggiornata con questo tipo di rischio biologico grave.

PER LA MIA CONDIZIONE FISICA NECESSITO DI SVOLGERE SALTUARIAMENTE ATTIVITÀ ALL’ARIA APERTA, POSSO USCIRE DI CASA?
“Sì. Puoi uscire rispettando le regole di distanziamento sociale”.

Sembra un aspetto di poco conto, ma per molte persone con disabilità con problematiche fisiche dovute alla ridotta mobilità l’attività all’aperto è fondamentale qualora il centro riabilitativo di riferimento sia temporaneamente chiuso o la propria casa risulti non idonea. E’ giusto quindi rispettare la necessità di uscire di casa da parte di questi soggetti e consentire loro di fare attività fisica mantenendo sempre le giuste distanze di sicurezza con operatori o caregiver famigliari.

DURANTE LA SOSPENSIONE DEL SERVIZIO SCOLASTICO, VIENE GARANTITA L’ASSISTENZA AGLI ALUNNI CON DISABILITÀ?
“Sì. Tenuto conto del personale disponibile, l’assistenza viene garantita mediante erogazione di prestazioni individuali domiciliari. Sono previste anche attività didattiche a distanza”.

Non c’è quindi l’obbligo di fare assistenza a domicilio. E’ giusto garantire la continuità didattica, ma senza mettere a rischio la salute dell’alunno disabile e anche del docente di sostegno o dell’operatore specializzato all’assistenza educativa. Siamo sicuri, è il dubbio delle associazioni, che docenti (spesso non specializzati) e assistenti siano formati in maniera corretta per operare a domicilio? Il personale coinvolto sa usare tutti i dispositivi di sicurezza? Se vengono contagiati studente o insegnante cosa succede? Su questi punti non c’è ancora chiarezza.

IN CASO DI CHIUSURA DEI CENTRI DIURNI PER DISABILI, SONO GARANTITE LE PRESTAZIONI SANITARIE FONDAMENTALI?
“Sì. Le Regioni e le Province autonome hanno facoltà di istituire unità speciali atte a garantire l’erogazione di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a domicilio”.

Il governo lascia agli enti locali le decisioni, come prevede la nostra Costituzione, ma l’emergenza ha evidenziato la necessità di un coordinamento organico e omogeneo a livello nazionale.

COME POSSO VERIFICARE SE NELLA MIA REGIONE È ATTIVA L’UNITÀ SPECIALE PER L’ASSISTENZA SANITARIA A DOMICILIO PER LE PERSONE CHE FREQUENTANO I CENTRI DIURNI PER DISABILI?
“Puoi verificarne l’attivazione contattando la tua Regione tramite i numeri verdi regionali dedicati”.

Servizio corretto ma sarebbe meglio che gli enti preposti che già hanno preso in carica la persona con disabilità la informassero con una certa regolarità, in maniera da fornire risposte sempre aggiornate in base alle direttive del governo. E’ importante rassicurare i pazienti dei centri, attivando anche percorsi di assistenza psicologica a distanza.

LE PERSONE SORDE O CON IPOACUSIA, A CHI DEVONO RIVOLGERSI PER INFORMAZIONI SUL NUOVO CORONAVIRUS?
“Le persone sorde o con ipoacusia per avere informazioni possono utilizzare l’indirizzo email a loro dedicato 1500coronavirus@sanita.it”.

Non sempre le risposte via mail sono tempestive e per le persone sorde o con ipoacusia il sostegno potrebbe rivelarsi insufficiente.

*Ha collaborato Giovanni Barin (vicepresidente dell’associazione Genitori Tosti onlus)

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Coronavirus, lo psicologo che aiuta i disabili nell’emergenza: ‘Evitare di abbuffarsi di infografiche e restare connessi con chi si ama’

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