“Siamo in emergenza sanitaria, dobbiamo essere responsabili e prendere tutte le precauzioni del caso. E in tutto questo prenderci cura degli altri“. Piero è un dipendente comunale: il suo numero di telefono è scritto su un volantino online di Ri-Make, spazio “di mutuo soccorso” a Bruzzano, periferia Nord di Milano. È il referente del servizio di spesa a domicilio che è parte del progetto “Non sei sola, non sei solo” e include anche la possibilità di babysitteraggio gestita da Marie, ricercatrice, e quella di consulenza legale per lavoratori coordinata da Roberto, sindacalista. Attività di volontariato offerte per rispondere ai bisogni del quartiere, servizi che, spesa a parte, esistono già da un anno nelle aule occupate dell’ex liceo Omero. Ma se prima erano sporadiche ora diventano quotidiane, per “non lasciare indietro nessuno” e perché “una vera riduzione dei rischi non ricada sulle fasce più fragili ed economicamente precarie”.

Nell’ex liceo, normalmente, vengono organizzati da “giovani, meno giovani, lavoratori e precarilezioni di italiano per stranieri, pranzi sociali alla domenica, mercatini, dibattiti, teatro. Attività di aggregazione sospese fino a data da destinarsi, ma l’emergenza coronavirus ha fatto emergere canali nuovi per garantire assistenza e aiuto a chi ne ha bisogno. “Abbiamo già ricevuto 15 richieste per una babysitter a domicilio, ma ancora più chiamate da parte di volontari che in questo momento vogliono dare una mano – spiega Marie -. Prima di proporci abbiamo chiesto al nostro legale, che ci ha confermato che si tratta di un’attività di necessità che possiamo fornire visto che ci sono tanti genitori che continuano a lavorare senza avere la possibilità di lasciare figli ai nonni. Finora ci hanno contattato famiglie monogenitoriali, che hanno figli disabili e donne in difficoltà”. Ma anche chi lavora ha bisogno di assistenza “perché lo smartworking – precisa Roberto – diventa difficile se hai i bambini a cui badare”. Tante le persone che si offrono volontarie. “Ci sono giovani universitari che in questo momento non devono seguire lezioni, ma soprattutto educatori ed educatrici precari e che al momento, a differenza degli insegnanti, non vengono pagati. Offrono le loro competenze gratuitamente, è straordinario“. Tutto, precisa Maria, “nel limite delle precauzioni indicate” e mettendo in contatto “persone vicine nel quartiere per garantire spostamenti limitati”.

Marie e i volontari si stanno coordinando in base a richieste e disponibilità, stesso meccanismo per la spesa a domicilio, servizio appena lanciato. “Anche se ci sono parrocchie e amministrazione, sappiamo che esistono persone sole che non accedono ai servizi – spiega Piero -. Le vediamo anche la domenica, quando facciamo il pranzo sociale, dove trovano un momento di socialità e di inclusione. Adesso questa iniziativa, come le altre attività culturali del nostro spazio sono sospese, ma noi ci siamo per aiutare. È tutto molto semplice: ci chiamano, andiamo a comprare quello che serve nei negozi di prossimità, nel quartiere. Abbiamo una macchina per le consegne, in modo da evitare i mezzi pubblici. Poi lasciamo la spesa davanti e casa, e troveremo un modo altrettanto facile e sicuro per il pagamento della spesa. Non si tratta di accettare norme o divieti, ma di capire che siamo in emergenza e che possiamo anche inconsapevolmente essere vettori di diffusione. Qualcosa nel nostro piccolo lo possiamo fare”. La pensa così anche Roberto, sindacalista di Sial Cobas disponibile “per chi è senza stipendio o rischia di perdere il lavoro” a causa dell’emergenza. “Vogliamo dare continuità allo sportello fisico che gestivamo a Ri-Make: possiamo farlo al telefono adesso poi, quando potremo, organizzeremo anche incontri di persona. Il servizio è appena partito e per ora ho ricevuto due chiamate”. Chi erano? “Partite Iva nei settori pubblicità e comunicazione. Mi hanno chiesto di fare girare il curriculum, per cercare di capire se c’è qualche lavoro che possono fare”. Vale lo stesso principio degli altri servizi: “Rivendichiamo solidarietà e mutualismo, adesso come sempre non dobbiamo lasciare le persone a macerarsi nella paura”.

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