Il coronavirus è arrivato anche nella cittadella giudiziaria di Milano nei cui uffici entrano ogni giorno migliaia di persone. Due giudici del Tribunale, uno della VI sezione civile e l’altro della sezione Misure di prevenzione, sono risultati positivi al test e sono ora in isolamento all’ospedale Sacco. Le condizioni dei due giudici, che sono sposati, non destano preoccupazioni. Dopo la notizia, sono stati chiusi alcuni uffici e alcune aule di udienza del Palazzo di Giustizia: è stata decisa poi la sospensione dei processi civili ordinari fino ad aprile alla luce della “diminuzione delle risorse”, ossia del personale, giudici e personale amministrativo e diverse persone devono andare in autoisolamento ed essere monitorate. Già una quindicina di magistrati delle due sezioni e il personale amministrativo sono stati messi in isolamento preventivo e per altre persone ancora servirà questa misura. Dunque, si è creato un problema di diminuzione delle risorse, soprattutto nel settore civile. Un provvedimento insufficiente secondo l’Ordine degli avvocati di Milano che chiede attraverso il presidente Vinicio Nardo il rinvio di tutte le udienze. Intanto gli avvocati della Camera penale di Milano hanno proclamato lo “stato di agitazione” e chiedono “la immediata sospensione, quantomeno fino al 16 marzo 2020, di tutta l’attività giudiziaria non urgente e il rinvio d’ufficio di ogni udienza, con esclusione dei procedimenti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare” per “limitare il più possibile nell’immediatezza, la frequentazione del Palazzo di Giustizia” dopo i due casi di positività al Coronavirus in Tribunale.

Intanto è scattata la sanificazione di aule e uffici frequentati dai due magistrati. Fuori dagli uffici e dalle aule interessate ci sono cartelli che ne segnalano la chiusura e il fatto che le udienze delle due sezioni coinvolte (la sesta civile al sesto piano e la sezione misure di prevenzione al terzo piano) sono state rinviate. “Speriamo rimanga isolato, altrimenti dovremo prendere ulteriori provvedimenti” ha detto il presidente del Tribunale milanese Roberto Bichi. Nel giorni scorsi, i vertici degli uffici giudiziari di Milano hanno fissato una serie di regole, tra cui le limitazioni per l’accesso al pubblico alle cancellerie, anche per evitare sovraffollamenti nei corridoi e nelle udienze, garantendo, comunque, la regolarità delle attività anche se non a pieno regime. Gli avvocati della Camera penale milanese, invece, e altri singoli avvocati fuori dalle aule del Tribunale si sono più volte lamentati in questi giorni chiedendo che venissero sospese le udienze non urgenti. La Camera penale milanese, in particolare, ha denunciato che al Palazzo di Giustizia “si sono verificate numerose situazioni in cui la partecipazione alle udienze” non “si è potuta svolgere nel rispetto delle misure di sicurezza”.

Verranno trattate in questi giorni, quindi, solo le procedure d’urgenza, come ad esempio le cause sugli alimenti e le udienze del settore immigrazione. Resta anche fissata, ad esempio, l’udienza sul caso Ilva del 6 marzo, perché è un procedimento urgente.
Nel frattempo, tutti gli uffici, le cancellerie e le aule delle due sezioni coinvolte (e in più anche l’ufficio Economato) sono state sanificate stamani, con i locali che sono rimasti chiusi per due ore. Anche le udienze della Sezione misure di prevenzione ovviamente sono state rinviate. Per il settore penale, invece, le udienze sia urgenti che non urgenti restano fissate, come nei giorni scorsi. Bichi ha chiarito, comunque, che la decisione sulle cause civili è solo “un primo passo” e che bisognerà valutare l’evoluzione della situazione nelle prossime ore.

Invece “tutti i procedimenti relativi a soggetti detenuti, fissati per le prossime udienze”, e fino al 9 marzo, davanti al Tribunale di sorveglianza di Milano “saranno celebrati tramite collegamento via lync”, ossia in via telematica con videoconferenza, “al fine di evitare” il trasferimento “degli stessi che pertanto viene annullata”. Giovanna Di Rosa, presidentessa del Tribunale di sorveglianza, ha comunicato la sua decisione agli avvocati della Camera penale milanese. Nel giorni scorsi, i vertici degli uffici giudiziari di Milano avevano fissato una serie di regole, tra cui le limitazioni per l’accesso al pubblico alle cancellerie, anche per evitare sovraffollamenti nei corridoi e nelle udienze, garantendo, comunque, la regolarità delle attività anche se non a pieno regime. Gli avvocati della Camera penale milanese, invece, e altri singoli avvocati fuori dalle aule del Tribunale si sono più volte lamentati in questi giorni chiedendo che venissero sospese le udienze non urgenti. La Camera penale milanese, in particolare, ha denunciato che al Palazzo di Giustizia “si sono verificate numerose situazioni in cui la partecipazione alle udienze” non “si è potuta svolgere nel rispetto delle misure di sicurezza”. E oggi aggiunge che nella situazione attuale “è messa in pericolo la salute di tutte le persone che sono necessitate a frequentare il Palazzo di giustizia e segnatamente le aule di udienza (magistrati, forze dell’ordine, personale amministrativo, testimoni, consulenti tecnici e periti, persone offese, imputati, praticanti avvocati e avvocati)”.

La notizia del contagio di due magistrati “desta grande attenzione e apprensione. Non abbiamo mai chiesto che il Tribunale venga chiuso, ma crediamo che ci debba essere il rinvio di tutti i processi civili e penali non urgenti, non è più il momento di tergiversare – spiega Vinicio Nardo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano – Va fatto tutto ciò che serve per la sicurezza per questo tutto ciò che può essere rinviato deve essere rinviato ora che il tribunale ha fatto questo salto di qualità verso il basso“.

La Giunta distrettuale di Milano dell’Associazione nazionale magistrati esprime in un nota “viva preoccupazione per la sicurezza degli operatori di giustizia del distretto milanese, in relazione alle condizioni di lavoro in cui sono chiamati a svolgere le proprie funzioni” e chiede “l’adozione di un provvedimento organico e di ordine generale idoneo ad assicurare la tutela della salute individuale e collettiva”.
L’Anm milanese prende atto “dei tempestivi provvedimenti sino ad oggi assunti dalle Presidenze degli uffici giudiziari del distretto” e rileva anche “che ogni giorno presso il solo Palazzo di Giustizia di Milano affluiscono oltre 5.000 persone, a vario titolo, tra operatori e utenti del servizio giustizia, e che l’attività giudiziaria comporta inevitabilmente la concentrazione di persone in ambiti più o meno ristretti”.

Da qui la richiesta di “adozione di un provvedimento organico e di ordine generale”, che passa anche attraverso “la effettiva sanificazione degli ambienti di lavoro (aule, cancellerie, stanze dei giudici, aree comuni)” e “la fornitura di adeguata informazione a proposito del grado di rischio sanitario e di appropriati strumenti di profilassi”. In più, dalla “adozione di misure organizzative idonee a consentire lo svolgimento delle udienze e delle attività di servizio in condizioni rispettose delle esigenze di tutela della salute privata e pubblica e della dignità della funzione giurisdizionale, sino a giungere, ove necessario, all’estensione sino al 31 marzo 2020 del periodo di sospensione delle udienze civili, nonché delle udienze penali differibili“. Infine, l’Anm milanese stigmatizza “l’attuale vacanza del ruolo di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) presso il Tribunale di Milano, in conseguenza dell’inadempienza della società assegnataria dell’appalto da parte del Ministero della Giustizia”. Ed esprime “i più sentiti auguri di una pronta guarigione ai colleghi attualmente coinvolti nel contagio”.

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