La nostra reclusione forzata è iniziata una settimana fa. Siamo al giro di boa, se si procederà come da programma; siamo a metà della quarantena di 14 giorni. Ma davvero non cambieranno i programmi?

Se da un lato vedo tante persone impegnate sul fronte della riapertura di alcune attività con un po’ di anticipo, dall’altro vedo ancora un po’ di incertezza tra chi tiene le redini del paese. Non escludo che prolunghino la nostra quarantena, magari con qualche piccola concessione. La sensazione è che se il Basso Lodigiano azzererà i contagi, allora tutta Italia avrà sconfitto il coronavirus.

Ma anche se andasse tutto come da copione: noi del Basso Lodigiano, costretti all’isolamento, con che spirito rientreremo nel mondo dove il virus probabilmente gira ancora liberamente? E come ci accoglieranno fuori dalla zona rossa quando in massa torneremo al lavoro, a scuola, sui mezzi di trasporto?

Ora non posso pensarci.

In questo momento mi godo la famiglia. I bambini, che ogni tanto chiedono: “È fuori l’influenza, vero?”, si sentono al sicuro tra le mura domestiche. Sono piccoli e in casa siamo riusciti (a parte i primi due giorni di delirio generale) a mantenere un clima tutto sommato sereno, non molto differente da quello della nostra quotidianità. Noi ci siamo potuti risparmiare spiegazioni approfondite, ma immagino che sarà più complicato per i genitori di ragazzini più grandi. Soppesare le parole senza terrorizzarli, spiegandogli qualcosa che nemmeno noi adulti siamo riusciti a comprendere fino in fondo.

Bella l’iniziativa di un gruppo di psicologhe della zona rossa, che si sono messe a disposizione della cittadinanza con uno sportello di sostegno psicologico gratuito. Intanto stamattina ho visto un camioncino di un noto marchio consegnare surgelati a domicilio. Un altro piccolo passo in avanti verso il ritorno alla normalità.

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