“È una questione di sopravvivenza.” È così che Duncan “Thorin” Shields giustifica la nascita di una nuova lega all’interno del panorama di Counter-Strike: GO. Una scena competitiva sempre florida di tornei, eventi sold-out e giocatori famosi in tutto il mondo ma che negli ultimi mesi ha iniziato a sentire qualche scricchiolio. Si chiama Flashpoint ed è un prodotto totalmente innovativo, pensato non per i giovanissimi e ispirato al wrestling della WWE o alla UFC della Ultimate Fighting Championship. È stata ideata dall’interno della scena competitiva stessa di Counter-Strike, uno degli esports più longevi di sempre insieme a Starcraft II: i primi tornei risalgono agli inizi degli anni 2’000 per un gioco che, sostanzialmente, non è mai cambiato nella sua sostanza pur evolvendosi continuamente, presentando novità e migliorie ma restano fedele nella sua natura più intrinseca.

Counter-Strike è non solo il più longevo ma rimane ancora tra gli esports più seguiti al mondo. Gli eventi dal vivo registrano quasi sempre il tutto esaurito o comunque vicino. In streaming i numeri sono ancora più impressionanti: è stato il primo gioco su Twitch a superare il milione di spettatori in contemporanea per un evento competitivo, record poi battuto altre due volte. Counter-Strike ha cementificato la sua fortuna nella suo essere semplice e intuitivo, anche per chi non ci abbia mai giocato. Due squadre che si contendono una mappa: una deve piazzare una bomba e farla esplodere, l’altra evitare che accada disinnescandola o eliminando tutti i giocatori avversari. Così, avanti, round dopo round finché una squadra non conquista 16 punti, vincendo una mappa. O proseguendo a oltranza arrivando sul 15 pari.

Tanto spettacolo e soprattutto un sistema competitivo che ha sempre permesso a chiunque di poter vivere il sogno di passare dall’essere un team di giocatori sconosciuti a vincitori di un Major, i tornei più importanti della stagione. Dopo vent’anni qualche schricchiolio ha iniziato a sentirsi, però: stipendi troppo alti, spese folli, investimenti che non tornano e sponsor che iniziano a pretendere più visibilità. Poche organizzazioni al mondo riescono a sostenersi autonomamente con i soli montepremi dei tornei: vincere un Major porta nelle casse di una squadra anche 1 milione di dollari, ma non per tutti e tutte. Quanto è sostenibile un modello di questo tipo nel lungo periodo?

È la stessa domanda che ha spinto Duncan “Thorin” Shields, tra i più seguiti opinionisti esports dal 2001 a oggi, in particolare per la scena di Counter-Strike, a iniziare a pensare a un’alternativa al modello finora esistente. E la risposta è stata Flashpoint.

Cos’è Flashpoint per te, Duncan?
“Flashpoint è la risposta all’attuale scena competitiva troppo incentrata sull’importanza dei tournament organizer. Sono loro che scelgono format e montepremi, dettano la linea e tutti gli altri attori del settore possono solo adeguarsi o non partecipare. Ma molti dimenticano che senza le squadre e i giocatori non esisterebbe nulla di tutto ciò: sono loro il vero motore di un esports che dura da 20 anni e meritano di essere i protagonisti indiscussi, anche in fase decisionale. È questo il motivo principale che ci ha spinto a creare Flashpoint: per ridare potere decisionale a organizzazioni e player e soprattutto per dare un futuro a CS:GO. L’attuale configurazione è insostenibile nel lungo periodo.”

La vostra, e la tua, risposta è il modello franchising, quindi. Pensi che la scena sia pronta?
“Non è tanto questione di essere pronta: è una necessità. O CS:GO si trasforma o è destinato a morire. Gli stipendi dei giocatori hanno raggiunto cifre ormai insostenibili ma la colpa non è loro. Il problema è che un’organizzazione per sostenersi allo stato attuale può farlo solo vincendo i tornei: e tanti. Per vincerli cerchi di ingaggiare i giocatori migliori, proponendo cifre sempre più alte per strapparli agli avversari. Gli sponsor da soli non sono più sufficienti per sostenere l’intera scena competitiva e il ritorno economico della maggior parte dei team è pertanto effimero rispetto alle spese. Una scena in cui solo poche squadre, appena quelle presenti numericamente sulle dita di una mano, possono realmente competere e tutte le altre fanno da comparsa è una scena destinata a estinguersi. Il franchising permetterà a tutte le squadre di competere allo stesso modo, condividendo i ricavi del merchandising, dei diritti TV e streaming, degli eventi dal vivo. Rimarrà, tuttavia, la natura open di CS:GO: oltre alle 10 squadre fondatrici ci saranno infatti due posti riservati ai team vincitori degli Open Qualifier.”

Duncan “Thorin” Shields

Da quanto tempo avevi in mente di realizzare una competizione di questo tipo?
“Decisamente da molto tempo. Analizzo la scena competitiva di CS:GO da più di un decennio ormai e negli ultimi anni ho iniziato a notare dei segnali negativi. È stato in quel momento che ho compreso che il modello andava cambiato ma ero un semplice giornalista: non avevo le competenze per creare addirittura una nuova competizione. Sono stati necessari anni per coinvolgere figure esperte, parlare con le squadre e le organizzazioni, iniziare a tessere le tele di una nuova lega diversa dalle precedenti. ”

Tra le personalità di Flashpoint c’è anche Christpher “MonteCristo” Mykles, commentatore prima di League of Legends e poi di Overwatch che adesso debutterà su Counter-Strike. Come mai hai scelto lui?
“Io e Monte abbiamo uno stretto rapporto professionale ormai dal 2013. Abbiamo parlato spesso nonostante ci occupassimo di titoli differenti ma abbiamo sempre avuto grande stima e rispetto l’uno dell’altro. Quando gli ho proposto di intraprendere questa nuova avventura è rimasto indubbiamente sorpreso ma mai titubante: è una personalità che ama le sfide, misurarsi sempre con sé stesso per raggiungere nuovi obiettivi. Sono queste le figure che mancano a CS:GO e sono convinto che tutti i talent che abbiamo deciso di mettere in campo, non solo Mykles, avranno la verve giusta per creare un prodotto unico.”

Quali sono le tue aspettative su Flashpoint? Pensi riceverà un buon feedback anche dal pubblico?
“Questa è una domanda interessante. Perché molto spesso gli spettatori di un torneo o di un campionato dipendono dai team e dai giocatori presenti. Il nostro obiettivo è creare contenuti che destino interesse nello spettatore anche al di fuori del campionato: storie, curiosità e rivalità che diano continuità alla competizione agli occhi del pubblico anche nei giorni e nelle ore in cui non si disputano partite. Necessario e fondamentale per attirare ancora più spettatori e far parlare di Flashpoint anche fuori dal calendario competitivo. Non so se otterremo un buon numero di viewers sin da subito, o se infrangeremo qualche record durante la finale della prima stagione: il primo passo, imprescindibile, è creare contenuti interessanti. Il pubblico arriverà.”



Sono queste le motivazioni principali per cui nasce Flashpoint, la prima lega posseduta e organizzata dalle stesse squadre che vi partecipano. Mancanza di stabilità e di investimenti a lungo raggio, la minaccia di monopolio della scena del tournament organizer di riferimento: tutte motivazioni che hanno portato gli amministratori delle varie organizzazioni esports, gli esperti del settore e i migliori talenti della scena a fare un passo avanti e diventare protagonisti in prima persona di Counter-Strike anziché fruitori passivi. Due i milioni di dollari necessari per farne parte come quota d’ingresso: esattamente pari al montepremi della nuova stagione.

La nuova competizione si svolgerà totalmente offline negli studi di Los Angeles. Tra le squadre fondatrici, e prime partecipanti, si trovano alcune delle migliori al mondo degli ultimi anni: Cloud9, MIBR – Made in Brasil, OverActive Media, che detiene la proprietà dei Mad Lions ex-Splyce, i GenG, i Dignitas e i C0ntact Gaming. Insieme hanno deciso di creare una lega di cui sono anche proprietari: a ogni squadra partecipante è garantita una quota dei ricavi derivanti da sponsor, diritti TV, merchandise ed eventi dal vivo. Tra i nomi che hanno avuto un ruolo diretto nella creazione della nuova competizione, oltre al già citato Shields, anche Christpher “MonteCristo” Mykles, passato da League of Legends a Overwatch prima e a Counter-Strike nell’imminente futuro, insieme a leggende come Auguste “Semmler” Massonnat, Dan “DDK Kapadia”, James Bardolph e Freya Spiers. Chiudono Jason “Momes” O’Toole, Anders Blume e Sean Gares. Il tutto unito all’esperienza ormai quasi decennale di Faceit, azienda fondata a Londra da tre italiani nel 2012, tra cui figurava e tuttora figura Michele Attisani, che ci ha spiegato il ruolo della sua azienda nella prossima Flashpoint.

Michele Attisani, CBO e co-founder di Faceit

Faceit ha sempre avuto un peso significativo nella scena di CS:GO: quale sarà il vostro ruolo in questa nuova competizione?
“Avrà sicuramente un peso ancora maggiore. Per noi rappresenta l’opportunità concreta di creare contenuti video, dare vita a storyline, raccontare il dietro le quinte delle squadre e le rivalità tra i giocatori. Sotto questo punto di vista ci ispiriamo al wrestling e alla WWE che ha fatto dello storytelling un’arte ed è ciò, noi crediamo, che manca in questo momento alla scena competitiva di CS:GO e che al tempo stesso è ormai necessaria per continuare ad attirare spettatori e appassionati. Inoltre sarà la nostra prima competizione interamente giocata offline per noi che siamo abituati a organizzare e gestire eventi online con le sole finali dal vivo. ”

Che tipo di struttura avrà il torneo?
“Abbiamo adottato il modello franchising, è vero, ma non sarà una lega chiusa. Vogliamo conservare la natura di Counter-Strike di gioco accessibile a chiunque purché dimostri di avere una stabilità economica: ovvero pagando la quota d’ingresso di 2’000’000 $. Flashpoint avrà due stagioni all’anno, ognuna composta da una prima fase a gironi che si svolgerà interamente a Los Angeles e da una successiva fase di playoff che decreterà il vincitore finale. Inizialmente parteciperanno 12 squadre: le 10 fondatrici e due dall’Open Qualifier.”

Hai parlato di Los Angeles: c’è speranza di vedere eventi anche in Europa?
“Los Angeles per noi rappresenta solo un punto di partenza. Flashpoint è una lega globale che come tale raggiungerà il mondo intero. Stiamo già pensando a esportare la competizione in altri stati, magari per la finale. Magari già nella prima stagione.”

Qual è il vostro orizzonte temporale?
“Noi, e intendo l’intera unione di soci fondatori di cui la stessa Faceit fa parte con una quota aziendale, ha creato questa competizione nell’ottica di vederla a tempo indeterminato. È ovvio, però, che come in tutti i progetti deve essere previsto un limite temporale dopo il quale iniziare a tirare le somme: noi ci siamo dati tre anni. Tre anni in cui cercheremo di aggiustare il tiro, ascoltare il feedback di giocatori, squadre e appassionati e comportarci di conseguenza. ”


Nell’attesa dell’inizio della competizione, è già partita la fase di qualificazione aperta a tutti i team. Due posti per competere nella prima stagione di Flashpoint, una nuova creatura che potrebbe donare altri anni di longevità a Counter-Strike.

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