Una narrativa diversa che ha portato però a risultati simili. Nella prima tappa delle primarie democratiche per scegliere il candidato alla Casa Bianca, Pete Buttigieg ha vinto con un lievissimo vantaggio su Bernie Sanders: 26,2% contro il 26,1%. In Iowa è stato scrutinato il 100% delle preferenze, al termine di una consultazione carica di polemiche per i malfunzionamenti dei sistemi di voto e la lentezza del conteggio. Tanto che la Commissione nazionale dei democratici ha parlato di “incoerenza” dei risultati, chiedendo ai membri del partito dell’Iowa di iniziare immediatamente un riconteggio dei voti. Sta di fatto che l’ex sindaco di South Bend e il senatore sono al momento i leader delle primarie. La senatrice Elizabeth Warren è arrivata terza con il 18%, seguita dall’ex vice presidente Joe Biden col 15,8%. Quinta la senatrice Amy Klobuchar col 12,3%.

Il dibattito ormai è spaccato fra la linea centrista dettata da Buttigieg e quella più radicale di Sanders. Lo scontro tra il “moderato” ex sindaco e il senatore “socialista democratico” ha segnato tutto il confronto sul palco nella serata di venerdì. Il giovane Buttigieg ha detto che “bisogna voltare pagina, questo è il momento”, ma riferendosi a Sanders ha aggiunto che “bisogna però rinunciare alle ricette estreme per unire il Paese”. E ha continuato affermando che bisogna “cercare di unire più gente possibile, mentre qui qualcuno sta dicendo che se non sei estremo sei fuori, o a modo mio o niente”. La risposta del senatore è stata tranchant: “Per unire il Paese serve un’agenda che guarda a chi è in difficoltà e che ridistribuisca la ricchezza in mano all’1% della popolazione americana”. Secondo Sanders “il modo per tenere unita la gente è presentare un’agenda che funziona per i lavoratori di questo Paese, non per la classe dei miliardari“. Ma anche l’ex vicepresidente Joe Biden lo ha attaccato, accusandolo di proporre un programma dai costi irrealistici.

L’ultimo sondaggio di Nbc dà “Mayor Pete” e “socialist” Bernie avanti anche in New Hampshire, la prossima tappa delle primarie (11 febbraio). Dati che mettono in difficoltà Joe Biden, dell’ala più moderata, ed Elizabeth Warren, di quella più radicale. Biden è andato all’attacco del senatore Sanders (“è una brava persona ma è un socialista”) e del giovane Buttigieg, a cui ha imputato “inesperienza“. “Non possiamo risolvere le cose guardando sempre indietro”, è stata la replica di Buttigieg. E quando l’ex vicepresidente ha sottolineato come “le politiche del passato non sono poi sempre così male”, riferendosi soprattutto agli anni della presidenza Obama, l’ex sindaco non ha esitato: “Quegli obiettivi raggiunti sono stati fenomenali perché quello era il momento giusto. Ma ora dobbiamo confrontarci con questo momento, col presente. E questo momento è diverso”. E si è preso gli applausi del pubblico.

Ma Buttigieg non è stato solo tacciato di inesperienza. I due candidati più radicali Sanders e Warren lo hanno accusato di accettare soldi per la sua campagna da finanziatori miliardari. L’ex sindaco ha replicato sottolineando come l’obiettivo è battere Donald Trump, la cui campagna dipende da da una enorme macchina che raccoglie denaro: “I democratici non possono tirarsi fuori da donazioni che li possono aiutare a battere Trump”.

Inoltre, Biden ha fatto un’ammissione che a pochissimi giorni dal nuovo voto ha lasciato tutti a bocca aperta, riconoscendo di aver preso una batosta in Iowa e aggiungendo che probabilmente sarà così anche in New Hampshire. Si rifarà in altri Stati, il suo ragionamento. Sempre che, commentano molti osservatori, ce ne sarà ancora il tempo. Due i momenti di grande unità nella serata. Quando Biden ha chiesto e ottenuto dalla platea la standing ovation per i funzionari cacciati da Donald Trump perché hanno testimoniato nell’inchiesta per l’impeachment. E poi quando Sanders si è elegantemente rifiutato di commentare le critiche nei suoi confronti da parte di Hillary Clinton (“Bernie non piace a nessuno”) e l’ex vicepresidente si è avvicinato al senatore stringendolo in un abbraccio affettuoso.

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