Ho studiato e pubblicato nel 2003 e nel 2008 due lavori scientifici su come eseguire adeguati controlli in sanità. Per questo sono stato intervistato da Alberto Nerazzini a Report nella puntata “La prestazione” nel lontano maggio 2010, quando in Regione Lombardia la giunta era capitanata dal forzista Roberto Formigoni con assessore alla sanità il leghista Bresciani.

Molti casi eclatanti di malasanità avvolsero il periodo formigoniano. Per non dimenticare direi di citare il caso San Raffaele, il caso Maugeri, la Santa Rita e il pietoso caso Stamina. Poi il presidente della Regione, considerata la migliore in quanto a servizi sanitari, venne condannato e la giunta invertì la composizione portando alla presidenza un leghista e all’assessorato un forzista, fino ad oggi.

Ma vi sono altri casi che coinvolgono la sanità, che corrisponde a una spesa di circa il 75% del budget. E’ di questi giorni la condanna di “lady dentiera”, in cui venne coinvolto l’allora presidente della commissione sanità Fabio Rizzi, autore della ennesima riforma sanitaria.

Oggi come allora credo che solo unità di controllo regionali, costruite da due medici e un infermiere per specialità, possano aiutare a debellare l’abuso e la medicina difensiva facendo controlli a campione sui pazienti, non sulle cartelle cliniche. Lo dissi al responsabile dell’unità operativa di controllo regionale dieci anni fa, che mi rispose che l’idea era molto buona ma che avrei dovuto trovarmi io gli appoggi. Lo avrei fatto se fossi stato io al suo posto sulla sedia amministrativa, mentre io ero sul campo, in ospedale. Agli amministrativi una idea che può ridurre l’abuso non interessa!

Ma il mondo è paese e anche nella Regione Emilia Romagna, finora capeggiata da giunte di sinistra, si scoprono in questi giorni abusi simili, con case di cura private accreditate che, senza controllo, vengono messe a processo per aver falsificato cartelle cliniche, con richiesta di rimborso di un milione e 200mila euro di soldi pubblici.

Aspettiamo il voto in Emilia Romagna a breve, ma consideriamo che occorrerebbe forse proteggere maggiormente il nostro Sistema sanitario nazionale. Nella sua interezza. Senza colori politici. Magari modificando il titolo V della Costituzione che vuole la spesa sanitaria di pertinenza regionale, per riportarla al centro, solo dalla parte dei pazienti. Ricostruiamo cultura e impegno sociale, magari proprio partendo dall’insegnamento nelle scuole di educazione civica.

Forse gli onesti possono solo raccogliersi in un vicolo per quanti sono, come scrive Raffaella Giuri nel libro Vicolo degli Onesti in uscita a febbraio – romanzo storico che parte dal mio impegno civile in sanità – con la prefazione di Gherardo Colombo, garante della Costituzione e delle regole che diffonde da anni partendo proprio dalle scuole. Ma sono certo che se hanno buone idee possono, prima o poi, diventare tanti, riempire piazze e viali ed essere ascoltati.

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