L’accordo per la dismissione dell’area a caldo della Ferriera di Servola a Trieste è stato approvato dal 58,5 per cento dei lavoratori. È questo il risultato del referendum che ha impiegato i dipendenti per tre giorni. Sono stati 277 i voti favorevoli, quelli contrari 192 contrari, una scheda bianca e tre nulle. Così gli operai hanno autorizzato la firma dell’accordo sindacale che era stato raggiunto dalle parti – proprietà e rappresentanza sindacale – il 23 dicembre. La chiusura dell’area a caldo comincerà da febbraio. Le urne erano state sdoppiate tra Siderurgica Triestina (banchine e logistica) con 39 aventi diritto al voto e Acciaierie Arvedi (area a caldo, laminatoi, centrale elettrica) con la parte preponderante dei dipendenti. Su 513 aventi diritto, hanno votato 469 lavoratori.

La rappresentanza sindacale si era nettamente divisa, con la Fiom-Cgil che aveva contestato l’accordo, sostenendo che sia nebuloso e non tuteli il riassorbimento delle eccedenze. Per questo aveva invitato i lavoratori a bocciarlo, per poi riaprire la trattativa. Le altre sigle lo avevano difeso, affermando che in queste condizioni, con la chiusura già decisa dell’area a caldo non si poteva arrivare a una soluzione migliore.

L’accordo era stato firmato, da una parte, dalla società Siderurgica Triestina e da Acciaieria Arvedi spa, dall’altra, da Fim-Cisl, Uilm-Uil, Failms, Usb e dalle Rappresentanze sindacali unitarie dello stabilimento di Servola. Nell’area a caldo attualmente sono impiegate 310 persone, i posti spariranno tutti. Lo staff dell’area a caldo di 51 persone subirà la stessa sorte. L’area a freddo, che attualmente occupa 140 persone, assorbirà una parte delle eccedenze, pari a 198 unità, arrivando quindi a un numero complessivo di occupati di 338 lavoratori. Rimangono invariati i 41 lavoratori della centrale elettrica e i 38 del reparto logistica. In totale, quindi, i dipendenti – che attualmente sono 580 – in base all’accordo dovrebbero scendere a 417. Di conseguenza l’eccedenza è composta da 163 persone.

L’accordo prevede che i 198 che passano dal caldo al freddo ricevano una adeguata formazione e riqualificazione. Dove andrebbero i 163 esuberi? Per 97 sono previste “soluzioni diverse”. In particolare, una parte verrebbe impiegata nella bonifica dell’area inquinata che richiederà 50 lavoratori (con le caratteristiche professionali adeguate) per un periodo di due anni. Ad almeno 66 lavoratori sarà offerta la possibilità “di essere trasferiti in altre aziende terze o in altre sedi del Gruppo Arvedi”. Il trasferimento è però soggetto alle esigenze, e quindi ai profili richiesti, dalle aziende terze interessate alle assunzioni.

Ed è questo l’aspetto meno chiaro dell’accordo, visto che non si sa dove potrebbero essere impiegati. Nell’ultima settimana Fincantieri ha fatto sapere di essere interessata ad assorbire le eccedenze, ma si tratta di dichiarazioni verbali, non di accordi sottoscritti. Altre procedure per favorire l’uscita volontaria (“non oppositiva”), ovvero il pensionamento, dovrebbero riguardare 58 lavoratori, per 28 dei quali un accordo è già stato raggiunto, anche con incentivazioni. Le buonuscite, nel caso di esodo volontario, sono di 28mila euro lordi.

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Anche i lavoratori in condizioni di disagio devono poter usufruire di ‘soluzioni ragionevoli’

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