di Michele Ambrosini

1. I francesi, quando scioperano, lo fanno sul serio. Lo sciopero è iniziato il 5 di dicembre, e prosegue a oltranza. Più che una protesta simbolica, i lavoratori francesi hanno deciso di sfidare a braccio di ferro il governo e la partita potrebbe durare almeno fino a metà gennaio, nonostante l’annuncio di una retromarcia sulla riforma delle pensioni.

2. A Parigi il trasporto pubblico funziona. Ok, forse in questo momento non è così vero, ma paradossalmente queste settimane ci hanno fatto capire quanto la vita di chi vive qui dipenda dalla metropolitana. Quando non ci sono scioperi, possiamo contare su 14 linee che passano con una buona frequenza, oltre a bus, tram e treni che collegano l’immensa hinterland con il centro. I trasporti pubblici della capitale non sono i più puliti né i più sicuri, ma permettono di attraversare la città in tempi ristretti.

3. Non è vero che non si scorda mai come andare in bicicletta: l’assenza di trasporto pubblico e gli imbottigliamenti di automobili hanno spinto molti parigini a rispolverare la propria bici, chiusa in cantina da anni. Contrariamente a quanto si pensa, però, molta gente sembra abbastanza a disagio a pedalare: le piste ciclabili in questi giorni sono spesso teatro di scontri, scivolate e scene fantozziane.

4. L’aplomb dei francesi è una leggenda metropolitana. Chi può lavora da casa, ma per coloro che sono costretti a spostarsi in macchina o con i rari bus che ancora funzionano queste settimane sono diventate un calvario fatto di traffico impazzito e lunghe attese. La situazione ha inevitabilmente fatto montare il nervosismo: se normalmente i diverbi stradali tra parigini si risolvono con un borbottio o alla peggio qualche insulto, negli ultimi giorni ho assistito ad alcune scene di ordinaria follia, con gente che suonava il clacson sino allo sfinimento, gridava offese che pur vivendo da anni in Francia ancora ignoravo e, in alcuni casi, veniva alle mani.

5. Bisogna sempre avere almeno un paio di scarpe comode nell’armadio: lavoro come guida turistica, una professione che per sua natura porta a macinare parecchi chilometri a piedi. Questi giorni però credo di aver infranto parecchi record personali; soddisfazione coronata da ingenti dosi di acido lattico nelle gambe e dalla consapevolezza che quegli stivaletti, che ho sempre trovato molto stilosi e relativamente comodi, dopo il 15esimo chilometro si trasformano in uno strumento di tortura medievale.

6. Spostarti a piedi ti obbliga a capire chi e cosa è davvero importante nella tua vita: per i motivi appena citati, quando ti ritrovi a spostarti per una metropoli quasi esclusivamente a piedi, sei portato a scremare una serie di attività. Un utile esercizio che insegna a distinguere tra le persone per cui fareste un viaggio di 20 minuti di metropolitana e quelle per cui camminereste per un’ora, con le gambe già in preda ai crampi (vedasi punto 5).

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