“Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un Ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi”. Con un nuovo post su Facebook il ministro dimissionario Lorenzo Fioramonti risponde alle critiche e interviene sulla questione dei mancati rimborsi, parlando di un sistema di rendicontazione “farraginoso e poco trasparente“. Le sue ultime “rate”, scrive, saranno date al Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca a Taranto. E agli esponenti del suo partito, il Movimento 5 Stelle, dice: “Sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni”. Poi su Twitter parla della scarsa attenzione verso l’istruzione e la ricerca, argomento a cui aveva dedicato gran parte del post di addio del 26 dicembre: “Il tema non è mai stato accontentare le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo – scrive – Perché è nella scuola e nell’università, eterne cenerentole, che si costruisce quello che saremo”.

L’ex ministro su Facebook ricorda che aveva già parlato dell’impegno a trovare almeno un miliardo per la ricerca – pena le dimissioni – già a giugno, su Il Fatto Quotidiano e poi su La Verità, quando era ancora Viceministro del primo governo Conte. In caso contrario, si sarebbe dimesso. “Io sono così: se una cosa la dico, poi la faccio. Per questo ho lottato senza sosta, anche da Ministro, per porre la questione nel Governo anche con riferimento alla scuola”. Poi fa un riferimento al leader di Italia Viva Matteo Renzi, che aveva promesso di lasciare la politica dopo il referendum costituzionale del 2016: ” Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto”. E infine si dice “stupito” del fuoco amico del suo stesso partito, il Movimento 5 Stelle. “E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente“.

Ma le parole dell’ormai ex ministro non bastano a placare la polemica interna al movimento. Nel silenzio del capo politico, Luigi Di Maio, chi si è schierato apertamente contro l’ex titolare del Miur è Stefano Buffagni. Anche il vice di Patuanelli al Mise si affida ai social network: “Se Fioramonti sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde sono fatti suoi legittimi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà. Fioramonti non restituisce da Dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini. Eppure è stato nominato Ministro lo stesso, legittimando un modo di agire fuori dal M5S. Ora al posto di attaccare sempre il capo politico (che non ha la paternità di questa designazione), impariamo a crescere come forza politica”.

Il riferimento è un altro “quasi ex”, Gianluigi Paragone – sui cui pende il giudizio dei probiviri M5s dopo il no alla manovra – che sempre su Facebook aveva distribuito critiche tanto all’addio di Fioramonti che al leader Luigi Di Maio, “reo” di averlo portato nella squadra di governo. “Fioramonti – dice Paragone in un video – si è dimesso perché invocava più soldi per l’istruzione: ha ragione ma doveva saperlo anche lui che, stando dentro l’architetture dell’Ue, di soldi per la spesa pubblica non ne avremmo mai avuti molti. Per questo avevamo scritto un programma elettorale, forte e coraggioso, per poter investire in settori strategici per la vita di uno stato”. “Ma se tu invochi il programma – aggiunge il giornalista – allora devi andare a processo, perché i rompicoglioni non piacciono più tanto al M5s. Come diceva Bennato: in prigione, in prigione!!”. Il senatore prosegue poi con un attacco a Fabiana Dadone, ministra della Pubblica Amministrazione e prima a esporsi pubblicamente contro la scelta di Fioramonti: “A proposito di probiviri – attacca Paragone – la onorevole e ministro Fabiana Dadone che è ‘probivirò dovrà giudicarmi, ma è in conflitto di interesse, oltre ad essere incompatibile, perché non si può essere proboviro e ministro.. Ma soprattutto: la sue restituzioni sono ferme a 5 mensilità.. gliene mancano un bel pò!. Allora, figlia mia – chiude – dovrai giudicare anche su te stessa perché io, se non ti metti in regola, sarò costretto a farti un esposto per chiedere l’espulsione dal gruppo perché io, invece, ho pagato e rendicontato tutto”.

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