Nell’ultima bozza del decreto fiscale salta losconto” sull’Imu per le piattaforme petrolifere offshore che era stato concesso ai gruppi dell’oil&gas. Il valore su cui si applicherà l’aliquota del 10,6 per mille non sarà ridotto dell’80% come prevedeva la prima versione della norma: la base imponibile del nuovo prelievo, battezzato Imposta immobiliare sulle piattaforme marine (Impi), sarà l’intero valore contabile. Con il risultato che – al netto della deducibilità di una parte del tributo – l’incasso previsto sale da 6 milioni di euro a 30 milioni. E i Comuni, che avevano giudicato una beffa la formulazione della prima bozza, riceveranno circa 8,5 milioni contro gli 1,7 milioni stimati in precedenza. La cifra resta bassa rispetto ai 100-200 milioni annui rivendicati dagli enti locali al largo delle cui coste sono piazzate le circa 120 piattaforme italiane. Nel 2017 il solo Comune di Pineto, che aveva chiesto all’Eni 33 milioni più sanzioni e interessi, ha concordato con la multinazionale un versamento di 8 milioni.

Il decreto fiscale adegua la legislazione italiana alla sentenza della Cassazione che il 24 febbraio 2016 aveva stabilito che le piattaforme petrolifere fossero assoggettabili all’imposta comunale sugli immobili. Sentenza finora disattesa visto che, pochi mesi dopo quel pronunciamento, il dipartimento delle Finanze del Tesoro ha escluso che le trivelle in mare debbano pagare. Con la motivazione che sono assenti dal Catasto, visto che il rilievo sistematico nei mari italiani (e quindi l’inventario) non viene svolto dall’Amministrazione del catasto e dei servizi tecnici erariali ma dall’Istituto idrografico della Marina.

La nuova norma risolve il problema introducendo una imposta ad hoc che si applicherà su una base imponibile costituita dai valori contabili invece di quelli catastali utilizzati per gli immobili. A differenza che nella prima formulazione, il valore contabile sarà però “pieno” e non scontato. Si applicheranno comunque le norme in materia di deducibilità già in vigore per i capannoni: l’anno prossimo dunque il 60% della cifra sarà deducibile, poi la percentuale salirà per effetto del progressivo aumento della quota deducibile. L’incasso sale a 30 milioni nel 2020 rispetto ai 6 milioni ipotizzati all’inizio, poi scende per effetto della deducibilità.

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