Salvini? Io lo definisco “Il Cazzaro Verde” perché è un mix di faciloneria, di finzione e al tempo stesso di inquietante capacità di cavalcare la paura e gli istinti più abietti di buona parte dell’elettorato“. Così, a “Otto e Mezzo” (La7), il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, descrive l’approccio di Matteo Salvini sui temi della sicurezza, a partire dalle dichiarazioni sul caso della morte di Luca Sacchi. E questa descrizione spiega il titolo del suo ultimo libro, “Il Cazzaro Verde”, edito da Paper First, incentrato sul leader della Lega.

“Un titolo, una garanzia”, commenta ironicamente la conduttrice Lilli Gruber che chiede a Scanzi cosa pensa della strumentalizzazione fatta dall’ex ministro dell’Interno sull’omicidio di Luca Sacchi.
Il giornalista risponde: “Salvini lo fa sempre. Ma finché si parla di chiacchiere e di distintivo è bravissimo. Quando si parla in concretezza, molto meno. Io a Salvini, ai suoi elettori e ai cittadini italiani che non l’hanno votato chiederei se si sono sentiti più sicuri quando lui era ministro dell’Interno, visto che adesso pontifica sempre sulla sicurezza. I due decreti sicurezza, voluti da Salvini e colpevolmente votati dal M5s e da Conte addirittura mettendoci la fiducia, ci ha resi più tranquilli? Non credo. E lo dicono anche le forze dell’ordine”.

E aggiunge: “La verità è che Salvini è perennemente in campagna elettorale e cavalca la cronaca nera ogni volta che gli conviene, soprattutto se capita qualcosa che ha a che fare con gli extracomunitari. E spesso Salvini prende anche delle cantonate straordinarie. Ricordo che, quando qualche settimana fa giustamente Floris lo ha incalzato sul Russiagate, vicenda che trovo inquietante, lui ha tirato fuori lo smartphone e ha mostrato l’orecchio di un poliziotto, dicendo che era stato morso da un nordafricano. Non era andata così. E poi cosa c’entrava con Savoini?”

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