Sugli affidi “non esiste un sistema emiliano”. L’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia difende l’operato dei colleghi del Tribunale dei minori di Bologna, finiti al centro delle polemiche legate all’inchiesta Angeli e Demoni in quanto competenti a decidere sulle richieste di allontanamento avanzate dai servizi sociali di Bibbiano. Il parere dell’Aimmf si basa sui risultati di un controllo interno effettuato dallo stesso Tribunale dei minori di Bologna, di cui ha dato conto Repubblica nei giorni scorsi: “Dopo una scrupolosa verifica interna e una riunione con i responsabili dei servizi sociali e con la nuova dirigente della Val d’Enza, è stato accertato che in 85 procedimenti su 100, avviati su richiesta della Procura minorile, era stata respinta la proposta di allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine e il collocamento presso terzi suggerito dai detti servizi”, scrive l’Aimff in una nota firmata dalla presidente Maria Francesca Pricoco e dalla segretaria generale Susanna Galli.

Secondo i giudici minorili, questi accertamenti “smentiscono l’esistenza di un ‘sistema emiliano’ fondato su una gestione di assoluto potere da parte dei servizi sociali in assenza di un approccio critico e valutativo degli altri operatori istituzionali”. L’Aimmf ha poi ribadito “l’esigenza di salvaguardare con forza l’indispensabilità di un sistema di giustizia minorile e familiare” che dopo l’inchiesta sugli affidi nella Val d’Enza reggiana “è stato enormemente esposto alle speculazioni” e, si legge ancora nella nota, “in qualche ipotesi, anche a comportamenti rivendicativi di soggetti in malafede, catalizzando le istanze ‘di pancia’ degli ‘scontenti’ e amplificando l’inutile logica del sospetto su tutto e su tutti, anziché proporre quella saggia del dubbio e dell’attesa, pur nel rispetto di un equilibrato dovere di cronaca”.

L’esame dei fascicoli è stato svolto durante l’estate dai magistrati bolognesi, che hanno esaminato le richieste di allontanamento di minori arrivate negli ultimi due anni al Tribunale di via del Pratello. E in particolare le segnalazioni provenienti dai servizi sociali di Bibbiano, accusati dalla procura di Reggio Emilia di aver falsificato le relazioni sulle famiglie di origine per favorire l’affidamento coatto, congeniale al business delle sedute di psicoterapia praticate dagli operatori della onlus Hansel e Gretel. L’accusa è che siano state gonfiate le richieste provenienti dalla Val d’Enza, arrivate a un centinaio, stando al risultato dell’esame dei giudici di Bologna, che si sono focalizzati sull’esito di quelle domande per vedere se sono stati fatti eventuali errori o forzature nei provvedimenti giudiziari.

I risultati dell’indagine interna, come riferito da Repubblica, sono stati presentati il 13 settembre dal presidente del Tribunale dei minori di Bologna Giuseppe Spadaro, durante una riunione con i nuovi dirigenti dei servizi sociali della Val d’Enza. Dallo studio è emerso che il Tribunale dei minori si è opposto alle richieste dei servizi sociali di Bibbiano nella gran parte dei casi, respingendo 85 segnalazioni su 100. Per le 15 sentenze di allontanamento, invece, solo sette genitori hanno deciso di fare ricorso, tutti poi respinti dalla sezione minori della Corte d’Appello. Segno di un sistema giudiziario “che ha fatto il suo dovere e ha dimostrato di essere sano”, secondo Spadaro, che però non ha mancato di fare riferimento a “mele marce che hanno tentato di frodarci processualmente e che devono essere giudicate dalla magistratura e punite in maniera severa”.

Prosegue intanto l’inchiesta della Procura di Reggio Emilia, che vede 29 persone iscritte nel registro degli indagati. Tra loro anche il sindaco Pd di Bibbiano, Andrea Carletti, accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico, a cui è stato concesso l’obbligo di dimora. Il Tribunale del Riesame ha riformulato in questo modo la misura cautelare anche per Claudio Foti, presidente della onlus Hansel e Gretel, mentre sono ancora ai domiciliari Nadia Bolognini, psicoterapeuta e moglie di Foti, e Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza e secondo l’accusa figura chiave dei sistema dei presunti affidi illeciti. È stata invece archiviata la posizione dell’avvocato Marco Scarpati, inizialmente indagato per concorso estraneo in abuso d’ufficio in relazione agli incarichi legali sui minori seguiti dai servizi sociali della Val d’Enza.

Articolo Precedente

Alienazione parentale, alla Camera si è parlato di donne private dei figli e vittimizzate due volte

next
Articolo Successivo

Tortura, le carceri dimostrano più trasparenza. Perché prevenire è importante quanto reprimere

next