Era la numero uno della cordata che perse la battaglia proprio contro ArcelorMittal. E in ambienti sindacali tremano, rileggendo il suo curriculum, dove ‘spiccano’ i tagli drastici alla Berco e le tensioni all’Ast di Terni. Adesso Lucia Morselli, una fama da ‘tagliatrice di teste’, arriva dove da tempo si vociferava puntasse, nonostante la sconfitta di Acciaitalia, la newco che guidava nella gara per aggiudicarsi l’ex Ilva di Taranto.

Quando aveva “dubbi” su ArcelorMittal – Alla fine, nel golfo jonico approderà solo lei, senza Jindal, ArvediDel Vecchio e nemmeno Cassa Depositi e Prestiti. Sarà la nuova amministratrice delegata di ArcelorMittal in Italia. Insomma, l’acciaieria più avversata del Paese è sua. E chissà che cosa ne pensa dell’azienda che guiderà da oggi al posto di Matthieu Jehl. A giugno 2018 espresse “dubbi” su ArcelorMittal e Acciaitalia sosteneva la decarbonizzazione dell’ex Ilva subito, almeno in parte, al contrario di quanto ha sempre detto e ripetuto il gruppo che gestisce il siderurgico pugliese. Se uno più uno fa 2, come dovrebbe avere ben in mente una come lei, laureata in Matematica summa cum laude all’Università di Pisa, nel giro di poco più di un anno non avrà cambiato idea.

“Una sfida complessa” – Abituata a parlare poco, magari sul punto non risponderà mai. Per il momento si è limitata a dire: “Non esiste forse oggi in Italia una sfida industriale più grande e più complessa di quella degli impianti dell’ex Ilva. Sono molto motivata dall’opportunità di poter guidare ArcelorMittal Italia, e farò del mio meglio per garantire il futuro dell’azienda e far sì che il suo contributo sia apprezzato da tutti gli stakeholder”. Membro del consiglio di amministrazione di Essilor-Luxottica, Telecom Italia, Sisal e ST Microelectronics, nel settore metalmeccanico Morselli è stata amministratrice delegata della Acciai Speciali Terni e Berco Group, entrambe nell’orbita Thyssenkrupp. Negli anni precedenti ha ricoperto lo stesso ruolo in BioEra, Mikado, Tecnosistemi, Stream e Telepiù, dopo gli esordi in Olivetti e le avventure in Accenture e nella divisione aeromobili di Finmeccanica.

I 36 giorni di Terni – Sono gli incarichi a Terni e alla Berco a spaventare i sindacati, alla vigilia dell’audizione dei vertici di ArcelorMittal davanti alla commissione Attività produttive della Camera sulle prospettive industriali del gruppo della siderurgia. Quando era in Umbria, Morselli ingaggiò un braccio di ferro con i lavoratori che scatenò i “36 giorni di Terni”, come li chiama ancora oggi Gianni Venturi, componente della segretaria nazionale della Fiom Cgil che il nuovo ad del gruppo siderurgico lo conosce bene proprio per i trascorsi alla guida di Ast e la vertenza Berco. “Mi auguro che quella lotta estenuante, che giunse a un punto di equilibrio molto faticoso, abbia significato qualcosa anche per lei”. Che una volta, in piena notte, si presentò al presidio per un faccia a faccia con gli operai che voleva licenziare in maniera massiccia. Cinquecentocinquanta, per l’esattezza. L’accordo, alla fine, significò 290 esodi incentivati ma, in definitiva, “consentiva di dare a Terni la certezza di un futuro – ricorda il sindacalista a Ilfattoquotidiano.it – quando l’idea iniziale era quella di un intervento molto più pesante”.

La cura dimagrante alla Berco – Come accadde con la Berco, nel 2013. Morselli, su mandato dei tedeschi di Thyssenkrupp, aprì la procedura di mobilità che prevedeva 611 licenziamenti e la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese, in provincia di Torino. Furono mesi di lotta e scioperi. Alla fine si trovò un’intesa sul rinnovo della cassa integrazione straordinaria e incentivi alle uscite volontarie. Con l’aggiunta di sacrifici non indifferenti dei lavoratori sotto il profilo degli integrativi previsti dal contratto aziendale, congelati per 24 mesi. Puntare in alto per chiudere come si può, insomma. “Premettendo che è quantomeno singolare che si scelga l’amministratore delegato della cordata alternativa, mi auguro – aggiunge Venturi – che per la straordinaria delicatezza della questione Taranto e, più in generale, per l’assetto di ArcelorMittal sul mercato, in questa avventura Morselli abbia una particolare attenzione alle relazioni industriali. È assolutamente indispensabile”. Il suo predecessore Jehl, nella lettera di saluto ai dipendenti, parla di “difficoltà che rimangono irrisolte” e nuove “sfide” che ora richiedono un “cambio di approccio”. I lavoratori dell’ex Ilva, già sotto pressione per la cassa integrazione ordinaria dettata dal cattivo momento del mercato dell’acciaio, si augurano che quello di Morselli sia diverso dalle sue ultime missioni.

Aggiornato dalla redazione web alle 18.55 del 21/11/2019

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