La prescrizione può diventare un problema per il governo. Se nei primi vertici sulla riforma della giustizia i toni sono stati cauti e fiduciosi e gli esiti interlocutori, ora a chiedere un rinvio dell’entrata in vigore della legge – prevista per il primo gennaio – è il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Il leader democratico non entra nel dettaglio, ma intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo scandisce: “Abbiamo sempre detto lavoriamo sulla riduzione dei tempi dei processi e vediamo gli effetti, poi affrontiamo il tema della prescrizione. E’ positivo che il ministro Bonafede abbia aperto a un dialogo”. Il ministro guardasigilli in effetti – anche dopo un nuovo vertice di maggioranza, giovedì – continua a ostentare ottimismo: “Penso ancora più di prima che ci sono margini di convergenza importanti per una riforma della giustizia che tutti vogliamo coraggiosa e ambiziosa per accorciare i tempi dei processi”. Ma appare chiaro che lo scoglio principale all’accordo finale è proprio lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado.

Il Pd, dalla sua, sembra aver cambiato binario rispetto agli anni scorsi proprio sul tema della prescrizione, come gli ha ricordato oggi l’ex presidente del Senato Piero Grasso, intervistato sul Fatto Quotidiano: il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, ha rammentato l’ex alto magistrato, “era nel programma del Pd nel 2013. E lo stesso Andrea Orlando, quando presiedeva il Forum Giustizia, era perfettamente d’accordo con questo principio, come è ben documentato nei lavori del forum”.

Su tutto il resto, però, Zingaretti rinnova la fiducia nel rapporto di lavoro con i Cinquestelle. A partire per esempio da un’altra misura bandiera dei grillini, il carcere per i grandi evasori. Il segretario del Pd si dice d’accordo: “Dentro una strategia che mette in campo altre misure, digitalizzazione, controllo, non dobbiamo avere paura di mettere in campo anche misure più dure. Sennò rendiamo dei santi e dei furbacchioni questi che si rubano 100 miliardi di euro dei cittadini”. Il freno arriva però sullo strumento da utilizzare: “Questa sera – annuncia – è stato deciso che questa parte andrà vista nella delega sulla lotta all’evasione, cioè tolta da un impianto sulla giustizia e collocata questa discussione dentro quello che sarà lo strumento per combattere l’evasione fiscale. Hanno deciso qualche ora fa di rimandare questa discussione in un provvedimento sulla lotta all’evasione“.

Il leader democratico ha raccontato del suo buon rapporto con Luigi Di Maio spiegando tra l’altro che “l’ossessione condivisa del programma con M5S è crescita e giustizia sociale, grandi assenti nelle sceneggiate del Papeete“. La priorità, aggiunge, è “non mollare sulla riduzione delle tasse sul lavoro sui redditi medio bassi”.

Un rapporto talmente buono che Zingaretti fa un altro passo in avanti, tutto politico: “Il Pd e il M5s insieme rappresentano oltre il 40 per cento dell’elettorato italiano, se allarghiamo anche agli altri alleati abbiamo un’alleanza che sta intorno al 47-48 per cento. Anche Renzi? Per quanto mi riguarda ovviamente sì, poi va chiesto a lui. “Noi oggi abbiamo forze politiche che rappresentano il 45-48 per cento degli italiani, Pd e M5s sono oltre il 40 per cento assieme. Vogliamo provare a farla diventare un’alleanza? Io dico di sì, sennò torna Salvini”. Se in Umbria l’alleanza c’è già e in Toscana, per esempio, sta per esserci, il segretario frena quando si parla di Emilia Romagna: “No, in Emilia c’è un bravissimo presidente e un ottimo bilancio di quella amministrazione”.

Sugli altri temi, poi, Zingaretti ha ribadito che questo patto col M5s si fonda non sulla messa in evidenza delle differenze, ma sulle cose in comune. Sul tema dei migranti, per esempio, il segretario democratico smussa le differenze: “Lo ius culturae non fa parte del programma, lo porremo in Parlamento per andare avanti”, mentre “sul dl sicurezza almeno i rilievi del Quirinale dovranno essere accolti. Ma tutta la maggioranza dovrà costruire una nuova politica dell’immigrazione”, arrivando quindi a “cambiare i decreti sicurezza“.

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