Sotto la pioggia, in una gara ad eliminazione per il freddo e la distanza, Matteo Trentin fa tutto alla perfezione fino a 200 metri dal traguardo, quando in volata viene beffato dal danese Mads Pedersen. Ai mondiali di ciclismo su strada 2019 l’Italia si deve accontentare dell’argento: un secondo posto che alla vigilia pareva quasi impossibile ma che, per come si era messa la corsa lungo le strade inglesi da Leeds a Harrogate, lascia un fortissimo sapore di amaro in bocca. Trentin in volata contro Pedersen e Stefan Küng doveva vincere con margine: il 30enne di Borgo Valsugana però è stato tradito, dalle gambe o dall’emozione, e si è lasciato alle spalle solo lo svizzero.

Peccato, perché fino a quel momento lui e l’Italia del ct Davide Cassani avevano corso alla perfezione i 261 chilometri del percorso nello Yorkshire, ridotto per il maltempo rispetto ai 285 previsti originariamente. Con un Gianni Moscon testa di ponte nella fuga da lontano, insieme proprio a Pedersen e Kung, e con un Trentin prontissimo a rispondere all’attacco di Mathieu Van der Poel. Mentre gli altri favoriti crollano uno dopo l’altro, da Alaphilippe e Sagan agli inglesi mai pervenuti, l’Italia si ritrova con 2 ciclisti su 5 nella fuga decisiva che a circa 30 chilometri dall’arrivo prende il largo.

Quando Van der Poel si stacca all’improvviso, per gli azzurri il grosso del lavoro sembra quasi fatto. Moscon cede all’ultimo giro del circuito di Harrogate, quasi stremato. Ma Trentin può controllare i due giovani compagni di fuga e attendere la volata per portare a casa un’oro che manca dal 2008, dalla doppietta Ballan-Cunego. Sul più bello però, quando si alza sui pedali per lo sprint decisivo, la velocità non aumenta. Pedersen ne approfitta e si va a prendere il gradino più alto del Mondiale.

“È stata una corsa dura, al limite dell’umana comprensione. Sono ancora qui che tremo per la fatica. Ero lì che pensavo di fare la volata, sulla carta ero il più veloce ma alla fine sono stato battuto. In una gara così dura la carta non conta nulla. Pedersen è stato più forte, ha tenuto in salita e ha vinto alla grande. Un vero peccato, mi brucerà per tutto l’anno. Ma questo è lo sport”, sono le parole del capitano della squadra azzurra. “Abbiamo dimostrato di essere una grande Italia. Mi dispiace non avere coronato una giornata così, con un titolo mondiale. Sarà dura da mandare giù ma domani sorgerà il sole di nuovo. Non sono così deluso, perché non ho perso di un centimetro. C’era un meteo estremo, non era una corsa normale. Rammarico per la scelta della volata? Sono partito ai 200 metri, è quella la mia distanza e Kung non mi è stato dietro. Il rewind non esiste. Lo sport è questo”, ha concluso Trentin.

“C’è delusione, erano anni che non piangevo. È una squadra che si era mossa così bene, abbiamo corso in un modo impeccabile e vedere che c’è uno che ci batte brucia molto. Dispiace. Abbiamo cercato in tutte le maniere di poter vincere e sapevo di avere una squadra forte, coesa, cattiva. Sono orgoglioso dei miei ragazzi. Sono saltati tanti campioni oggi, noi eravamo lì, prima con Moscon, poi con il rientro di Trentin. Sono stati bravi, è stato un piacere vederli. Arrivare secondi sì, brucia molto“, ha commentato il ct azzurro, Davide Cassani.

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