L’indagine per l’impeachment è partita ufficialmente. Il capo degli 007 Usa, Joseph Maguire, è al Congresso americano per testimoniare davanti alla commissione intelligence della Camera sullo scandalo Ucraina che sta travolgendo Donald Trump. Di fatto il primo passo dell’inchiesta formale di messa in stato d’accusa del presidente. Maguire è chiamato soprattutto a spiegare perché la denuncia della talpa, in cui furono svelati i contenuti della telefonata di Trump al leader ucraino, non ebbe seguito. Il whistleblower “ha agito in buona fede, senza alcuna motivazione politica, ha fatto la cosa giusta“, ha detto Maguire, spiegando che la ‘spiatà dello 007 che oggi vive sotto protezione era motivata da “serie preoccupazioni“.

Intanto la trascrizione della denuncia presentata il 12 agosto dalla ‘talpa’ è trapelata sui giornali: “Sono profondamente preoccupato che ci siano rischi per la sicurezza nazionale e per gli sforzi del governo americano volti ad evitare interferenze sulle elezioni. E sono profondamente preoccupato per quello che appare come un serio e fragrante abuso di potere e di violazione della legge da parte del presidente”, afferma il whistleblower nel documento.

“Nei giorni successivi” alla telefonata tra il presidente degli Stati Uniti e il suo omologo ucraino – mercoledì Trump ha autorizzato la diffusione della trascrizione – alcuni “funzionari della Casa Bianca sono intervenuti” per bloccare e mettere in sicurezza “le informazioni relative alla chiamata, soprattutto la trascrizione parola per parola. Queste azioni mettono a mio avviso in evidenza che i funzionari della Casa Bianca avevano capito la gravità di quanto emerso durante la conversazione”. Stando alla denuncia, la trascrizione della telefonata non fu archiviata nel sistema informatico normalmente usato per questo genere di informazioni, ma in un sistema separato usato per conservare “informazioni classificate di natura particolarmente delicata“.

“Ho ricevuto informazioni da diversi funzionari del governo che il presidente sta usando il suo potere per sollecitare interferenze da parte di un Paese straniero sulle elezioni del 2020“, si legge ancora nella denuncia presentata dal whistleblower. “Le interferenze – prosegue lo 007 – includono tra l’altro la pressione su un Paese straniero per indagare uno dei maggiori rivali politici del presidente”.

La pubblicazione della denuncia della talpa “non cambia nulla“, afferma la Casa Bianca, sottolineando che la denuncia contiene informazioni di terza mano poiché il whistleblower ha ammesso di non essere stato testimone diretto di molti degli eventi descritti nella denuncia.

Come aveva fatto nell’incontro bilaterale a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, Zelensky ha difeso ancora una volta Trump. Il leader di Kiev ha affermato che l’indagine sul caso che coinvolge Burisma, la società associata a Hunter Biden, figlio dell’ex vicepresidente americano, è uno dei molti casi di cui parla durante gli incontri con i leader di vari Stati. “Il caso è oggetto di indagine da parte del procuratore generale. Lasciamoli indagare. Onestamente, non conosco nemmeno i dettagli di questo caso”, ha detto ai giornalisti durante un briefing a New York.

Sulla questione interviene anche Mosca. La pubblicazione del testo della conversazione tra Trump e Zelensky è un affare interno di questi Paesi benché sia un episodio “raro” nella pratica diplomatica, ha detto il segretario portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. “Non commenterò nulla al riguardo. È un affare interno degli Stati Uniti e dell’Ucraina, soprattutto se la pubblicazione del testo è avvenuta di comune accordo fra i due presidenti”, ha proseguito Peskov.

Bruxelles, da parte sua, “non commenta” la conversazione, ma sottolinea come gli aiuti dell’Unione all’Ucraina siano “senza precedenti”. “Sono il pacchetto più grosso mai messo insieme nella storia dell’Unione europea”, sottolinea un portavoce in riferimento alle parole di Trump, secondo cui l’Ue non fa abbastanza per Kiev.

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