Tanti anni fa qualcuno rimase di stucco dinanzi alla possibilità di interagire con il computer attraverso il semplice tocco dei polpastrelli sulla superficie dello schermo. Il touch screen adesso costituisce la più diffusa modalità di “dialogo” tra l’utente e i dispositivi elettronici e nessuno pensa più a chissà quale prodigio tecnologico nel vedere tutti alle prese con smartphone e tablet senza alcun bisogno di una ormai medievale tastiera.

Il viaggio nel futuro non conosce sosta e ormai il traguardo che maggiormente appassiona è quello dell’interfaccia neurale, ovvero sulle avveniristiche soluzioni che permettono di tradurre i segnali elettrici del nostro cervello in comandi per computer e altri aggeggi hi-tech.

A scommettere su questa interessante opportunità è Facebook che – messa mano al portafogli – non ha esitato a comprare la start-up CTRL-LAbs, azienda che produce un braccialetto in grado di tramutare i “pensieri” in veri e propri input.

L’operazione – stimata da Bloomberg tra 500 milioni e un miliardo di dollari – è probabilmente l’acquisizione maggiormente consistente che il gigante del web ha fatto negli ultimi anni. L’ultimo “colpo” di Zuckerberg risale infatti al 2014 quando spese due miliardi per l’acquisizione della Oculus VR specializzata nella realtà virtuale.

Questi passaggi appartengono ad un ben definito progetto di evoluzione dei social network che si rivelano destinati ad un sempre maggiore coinvolgimento (o assorbimento) degli iscritti. Una sorta di rivoluzione “ambientale” destinata a far immergere gli utenti in contesti di realtà aumentata e realtà virtuale in cui è fondamentale il ruolo delle interfacce neurali.

Il nuovo acquisto di Facebook è originariamente l’ardita creazione di due neuroscienziati, Thomas Reardon (a cui già dobbiamo l’ormai storico browser Internet Explorer) e Patrick Kaifosh che nel 2015 si sono cimentati in una avventura coraggiosa che non è passata affatto inosservata ed ha calamitato finanziamenti per circa 67 milioni di dollari.

CTRL-Labs, proprio all’inizio di quest’anno, ha acquistato una serie di brevetti legati alla fascia da braccio Myo, un dispositivo di controllo dei movimenti e gesti che costituisce un valido strumento per l’elettromiografia e per “tradurre” l’attività muscolare in input software. L’impegno di questa start-up ha ovviamente richiamato l’attenzione del colosso dei social che – con questa mossa – ha dimostrato di aver chiaro l’obiettivo di mandare in pensione tastiere, mouse, touchscreen e qualunque altra forma di attrezzo “fisico” per impartire comandi ai dispositivi di utilizzo comune.

La scommessa con il domani è cominciata e difficilmente il fiuto di chi ha innescato l’operazione è destinato a fallire.

In uno scenario sufficientemente onirico c’è già chi si preoccupa della capacità di “rilevazione” degli strumenti neurali di input. Arriveranno a leggere nelle nostre menti?

Quella frase “a cosa stai pensando?”, che troneggia nella finestrella in cui l’utente di Facebook viene invitato a scrivere qualcosa, diventerà inutile o superflua visto e considerato che il social network conoscerà già la risposta?

@Umberto_Rapetto

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