Lo sviluppo di biorobot autonomi compie un passo avanti grazie allo sviluppo di dispositivi robotici morbidi guidati dal tessuto neuromuscolare. Creati da un gruppo di ricerca dell’Università dell’Illinois con a capo il professore di ingegneria meccanica e scienze meccaniche Taher Saif e il professore di bioingegneria Rashid Bashir, sono i primi biorobot semiautomatici capaci di muoversi autonomamente.

Lo studio ha dimostrato che questa nuova generazione di robot a due code esegue autonomamente i compiti per i quali sono stati creati. Ad esempio, i ricercatori hanno applicato una coltura di cellule di neuroni optogenetici, derivata dalle cellule staminali dell’individuo in cui dovevano essere inserite, adiacente al tessuto muscolare. Alimentandosi dal tessuto muscolare scheletrico stimolato dai motoneuroni di bordo, i neuroni con proprietà optogenetiche si accendono per attivare i muscoli quando stimolati con la luce. Saif spiega che “i neuroni avanzano verso il muscolo e formano giunzioni neuromuscolari”.

Da sinistra, il professor Taher Saif, Onur Aydin, Xiastian Zhang, il professore Mattia Gazzola e, seduti, Gelson J. Pagan-Diaz e il professore Rashid Bashir. Foto di L. Brian Stauffer

La capacità di movimento dei biorobot è stata ottimizzata impiegando modelli computazionali, che hanno permesso di stabilire che la presenza di due code conferisce loro l’assetto ideale. L’unico inconveniente al momento è che i biorobot non sono in grado di produrre grandi forze, quindi è difficile controllarne il movimento. Ci sarà da lavorare al riguardo, ma l’auspicio è che lo studio prosegua sulla strada intrapresa.

Una volta pronti, i biorobot potrebbero essere utili in un’ampia varietà di impieghi, dalle tecnologie di bioingegneria, alla medicina, passando per i materiali autorigeneranti.

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