Dice di essere stato rinviato a giudizio solo perché il consorzio che gestisce le mense scolastiche di Perugia (e di cui lui è presidente) ha servito 20 grammi in meno di insalata ad un unico studente di un unico istituto. E per questo motivo Andrea Fora, il candidato civico sostenuto dal Pd alle regionali umbre del 27 ottobre prossimo, è convinto che la sua posizione verrà chiarita nel corso del processo che si tiene a Perugia nei confronti di 13 persone accusate di frode nelle pubbliche forniture. Ma non dice tutta la verità, perché i fatti contestati sono molti di più e arrivano anche al cattivo stato di conservazione dei prodotti. La storia, quindi, è più complessa di come l’imprenditore ha lasciato intendere in un post pubblicato sul suo profilo Facebook il 12 settembre, giorno della prima udienza. “C’è un processo in cui sono coinvolto – ha scritto – essendo stato per tre anni presidente di un gruppo di imprese sociali che gestiva le mense scolastiche del Comune di Perugia insieme ad un raggruppamento composto da altre 4 grandi imprese multinazionali con sede in Italia, esperte di ristorazione. Nel merito – ha spiegato – mi viene contestato che in un giorno specifico (uno solo) di un anno (uno solo) in una mensa scolastica su 14 (una sola) ad un bambino (uno solo) sia stata somministrata una quantità di insalata e pisellini non biologici inferiore (di 20 grammi) a quella prevista dal capitolato“. Dopo aver sottolineato che “non ero io ovviamente a somministrare direttamente gli alimenti né a occuparmi dei fornitori, ma le cooperative direttamente interessate alla gestione“, Fora si è lamentato dei tempi della giustizia e ha difeso un servizio che “nel suo complesso è stato premiato a livello nazionale come una delle migliori pratiche di ristorazione scolastica condotte dal privato sociale”. Le cose stanno proprio così? Non esattamente.

Sarà il processo a stabilire le responsabilità individuali delle persone coinvolte, ma intanto i capi d’imputazione parlano chiaro. Nello specifico, Andrea Fora – in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione del consorzio Abn – e altre nove persone sono accusati di frode perché “in violazione di quanto previsto nel capitolato in ordine alla qualità, provenienza e quantità somministravano agli alunni” di due scuole “prodotti orticoli non biologici (pisellini) e pesce pescato in zona Fao 47 (Africa, ndr) anziché in zona Fao 27 (Nord Europa, ndr)”. E ancora: agli studenti di altre quattro scuole, le società che gestivano le mense scolastiche avevano offerto “cibo in quantità inferiori rispetto alle grammature imposte dal menu concordato”. Nella fattispecie si tratta di secondi piatti, insalata, porzioni di prosciutto cotto, banane e carote. Per finire, Fora e altre tre persone sono anche accusati di aver “fornito cibo in cattivo stato di conservazione, in particolare yogurt con muffa agli alunni dei plessi scolastici”. Quanto emerge dalle carte, quindi, è diverso dalla ricostruzione dell’imprenditore.

Ilfattoquotidiano.it ha cercato anche di ricostruire come è nata e come si è sviluppata l’inchiesta dei Nas. Tutto parte a fine 2015, quando la Asl e i Nas, dopo una lunga serie di denunce e di segnalazioni dei genitori, decidono di effettuare alcuni controlli a sorpresa nelle scuole indicate negli esposti. Le ispezioni avvengono il 28 ottobre 205 e il successivo 26 novembre: il personale dell’Asl si presenta con il bilancino in un giorno a caso, in una scuola di quelle segnalate dai genitori ed esamina una porzione a caso del pasto di uno studente a caso (su circa 300 bambini). Tradotto: un controllo a campione e non mirato, come invece sembra voler far intendere Fora nel suo post su Facebook, magari nel tentativo di sminuire le accuse nei suoi confronti. Del resto le denunce dei genitori rispondevano al vero, come si evince dalle misurazioni dei carabinieri e dal capo d’imputazione. E solo a voler pensar male si può sostenere che soltanto quel giorno lì la qualità e la grammatura del cibo non fossero conformi all’appalto. Il capitolato, tra l’altro, a seguito delle proteste delle associazioni dei genitori, è stato cambiato dal Comune di Perugia (che al momento non si è ancora costituito parte civile) dopo appena un anno, ricevendo successivamente – e non all’epoca dei fatti contestati tra gli altri anche a Fora – riconoscimenti per la bontà del servizio svolto. Durante il processo saranno verificate le altre accuse nei confronti dell’imprenditore e del consorzio di cui era presidente: un gruppo di imprese che, secondo quanto raccolto da ilfattoquotidiano.it, non dovrebbe essere coinvolto nella vicenda del pesce pescato in Africa invece che in Europa e dei pisellini non biologici serviti al posto di quelli bio. Scriveva Fora il 12 settembre: “Ho profondo rispetto per le modalità con cui si cura l’alimentazione dei nostri figli (anche io sono un padre) e ritengo prioritaria l’attenzione su questo settore. Se ci sono stati degli errori saranno verificati dalla giustizia“. La stessa giustizia che ha formulato determinate accuse che poi lui ha cercato di sminuire con un post su Facebook.

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