Le Olimpiadi 2032 a Firenze (e visto che ci siamo pure un po’ a Bologna, e magari nel resto delle due regioni). Più che una “pazza idea” sembra proprio una proposta strampalata, tra costi esorbitanti, impianti mancanti, ostacoli politici. Eppure qualcuno ci crede davvero: il renzianissimo sindaco Dario Nardella l’ha lanciata in un’intervista al Resto del Carlino e adesso la sua trovata rimbalza tra la Toscana e l’Emilia-Romagna riscuotendo consensi. “Insieme possiamo essere il terzo grande polo italiano che si frappone tra la capitale economica Milano e la capitale politica Roma“, proclama il sindaco. “Per noi nessun traguardo è impossibile”, gli fa eco il governatore emiliano Stefano Bonaccini. “Credo sia un sogno a cui possiamo ambire”, aggiunge l’assessore alla cultura di Bologna, Matteo Lepore. Nardella ha anche rivelato di aver accennato i suoi propositi al presidente del Coni Giovanni Malagò. Mancano quasi 15 anni e l’entusiasmo è già alle stelle.

C’è un piccolo problema, però: Firenze e Bologna non sono minimamente attrezzate ad ospitare i Giochi, da tutti i punti di vista. Il primo, ovviamente, è quello infrastrutturale: una candidatura che si rispetti, specie con le nuove regole Cio, deve partire da una buona base di impianti; anche in coppia Firenze e Bologna sono indietro. A partire dagli stadi. Da anni Nardella sogna e spinge il nuovo stadio della Fiorentina, per cui siamo ancora alle beghe burocratiche. Il Dall’Ara di Bologna invece è stato appena rinnovato (grazie agli Europei Under 21), ma si ferma a 35mila posti, pochini per una cerimonia inaugurale. La capienza è il problema di un po’ tutti gli impianti in zona: dalla piscina Costoli allo stadio Ridolfi di atletica, anche quelli messi meglio sono piccoli per gli standard dei Giochi. Il ciclismo è di casa in Toscana (ma per quello su pista non c’è il velodromo), il baseball radicato a Bologna, come il basket (all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno). Per il resto manca quasi tutto. Costruire da zero avrebbe costi enormi e neppure troppo senso, viste le esigenze del territorio.

E qui si arriva al secondo punto: d’accordo che ormai l’Italia sembra essersi specializzata in grandi eventi sportivi e che il successo di Milano-Cortina ha fatto tornare di moda i Cinque cerchi, ma due edizioni delle Olimpiadi in sei anni sarebbero un salasso anche per i più grandi colossi mondiali, figuriamoci per un’economia fragile come la nostra. I Giochi invernali 2026 saranno a carico di Lombardia e Veneto ma costeranno allo Stato almeno 400 milioni di euro in sicurezza. Per quelli estivi, storicamente più cari, ci vorrebbero miliardi. L’ultimo ostacolo, forse il più insormontabile, è di tipo “diplomatico”: ammesso che l’Italia voglia portare le Olimpiadi a Firenze e Bologna, è difficile che gliele diano. L’Italia si è appena aggiudicata i Giochi invernali 2026 e il Cio non è molto propenso ai bis: ci è riuscita la Cina (2008-2022, ma Firenze non è Pechino), bisognerebbe fare come Atlanta ’96 e Salt Lake City 2002 (ma non siamo gli Stati Uniti). Inoltre, vista la regola dell’alternanza fra i continenti, dopo Parigi 2024 (Europa) e Los Angeles 2028 (Nordamerica), i Giochi estivi 2032 dovrebbero tornare in Asia, o magari finire per la prima volta in Africa o in India. Altro che Firenze-Bologna.

L’Italia, del resto, di candidature olimpiche improbabili ne ha già viste diverse. Dalla Lega che sognava di portare l’enorme carrozzone dei cinque cerchi fra i canali di Venezia, ai fantomatici Giochi del Meridione tra Napoli e Bari lanciati dalla coppia De Magistris-Emiliano quando Virginia Raggi disse no a Roma 2024. Adesso ci sono pure Firenze e Bologna. Tutte, però, si sono sempre dovute scontrare con la dura realtà, che ieri il campione Stefano Baldini (uno che i Giochi li ha vissuti e vinti di persona) si è sommessamente permesso di ricordare: “Roma è l’unica città italiana dove si possono fare le Olimpiadi estive”. Già. Ma non ditelo a Nardella.

Twitter: @lVendemiale

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