“Domenica mattina, intorno alle 11. Ci siamo svegliate ma non ci siamo parlate tanto. Un saluto prima che uscisse. Aveva jeans e maglietta, semplice ma bellissima come sempre. Massimo l’aspettava. Sapevo che dovevano pranzare insieme”. Così Debora Pomarelli ripercorre in un’intervista a Repubblica gli ultimi momenti in cui ha visto sua sorella Elisa, 28 anni, scomparsa a Piacenza da ormai undici giorni e al centro del giallo che vede protagonista anche l’operaio 45enne Massimo Sebastiani, ricercato dai carabinieri, e sospettato dell’omicidio della giovane. Ma Debora ne è convinta: “Elisa è ancora viva. Penso che magari l’ha rapita e l’ha portata in un casolare. Siamo arrivati al punto che questa è la mia speranza “.
“Abbiamo iniziato a preoccuparci quando abbiamo visto che non rientrava. Ho chiamato Massimo, telefono spento. Ho provato a scrivere a lui su Whatsapp, ultima connessione alle 19.30. E da allora il nulla”, ha raccontato, spiegando poi come si sono conosciuti Elisa e Massimo. “Lei lavora con nostro padre come agente finanziario per prestiti personali. Massimo l’ha conosciuta in ufficio, tre anni fa. Lei era in una fase particolare, aveva bisogno di conoscere persone nuove. Hanno iniziato a uscire. Massimo c’era sempre quando avevamo bisogno. È molto bravo nei lavori manuali, è un uomo di campagna, passione che condivideva con Elisa. Ultimamente avevano costruito insieme un pollaio vicino casa di lui, allevavano le galline – ha aggiunto Debora. Volevano mettersi a vendere le uova fresche“. E proprio nel pollaio si concentrano le ricerche dei Ris, che lì hanno svolto accertamenti considerati irripetibili.
L’attenzione degli investigatori è tutta per alcune tracce di bruciatura e combustione trovate nel pollaio della casa dell’operaio, passata al setaccio nei giorni scorsi. La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, che sta collaborando con gli inquirenti al caso, ha dichiarato senza mezzi termini: “Fa specie pensare che un essere umano potesse vivere in quelle condizioni indicibili. Uno scenario così ce lo si aspetta da soggetti schizofrenici. Un soggetto del genere è in grado di fare qualsiasi cosa. La situazione che ho trovato è molto simile a quella degli accumulatori seriali ma in peggio perché qua è tutto alla rinfusa e sporco, un quadro incompatibile con una qualità di vita minima”.
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