Per la democratica Simone Bonafè è “un’operazione ad altissimo rischio” e perché riesca, “serve un’azione riformatrice efficace e un cambio dei protagonisti“. “Soprattutto nel Partito democratico”. Per il 5 stelle Nicola Morra, come ha detto Beppe Grillo, “è una possibilità da non farsi scappare” e “se il progetto fallirà per poltrone o posti sarà per meschinità dell’animo umano”. Nelle ore in cui, a Roma, Giuseppe Conte e le delegazioni Pd-M5s stanno lavorando per formare il nuovo governo, i primi passi per un dialogo tra le parti sono andati in scena sul palco della Versiliana. Intervistati dal direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez, si sono infatti confrontati infatti l’eurodeputata Pd e segretaria regionale del partito in Toscana e il senatore M5s e presidente della commissione Antimafia. Un faccia a faccia durante il quale si è parlato del nuovo esecutivo, delle storiche tensioni tra i partiti e delle future convergenze sui programmi. Ma soprattutto, entrambi hanno messo in evidenza la necessità che a far parte della squadra dei ministri siano volti nuovi o comunque che non ci si focalizzi su spartizioni di potere tra le correnti. E questo anche per il Pd, nonostante lo scetticismo iniziale: “Penso che in questi mesi non è stato un buon presidente del Consiglio. L’intervento che ha fatto in Senato, in cui ha messo in fila una serie di accuse, forse un po’ tardive, ha però dimostrato la tempra dell’uomo. Io mi aspetto di vedere un Conte diverso e i primi passi che sta facendo per trovare la quadra rispetto a una serie di ambizioni personali sono importanti”. E ha chiuso: “Può dimostrare di essere un buon presidente del Consiglio”.

Morra: “Smettere di incentivare l’odio”. Bonafè: “In questi mesi ce le siamo suonate. Ma ora sediamoci intorno a un tavolo” – Gomez è partito proprio dall'”odio”, il sentimento che secondo alcuni avrebbe impedito a Pd e M5s di sedersi allo stesso tavolo. Eppure, come sta emergendo in questi giorni di trattative, le due formazioni politiche molto spesso condividono battaglia e valori. “Ma voi due vi odiate?”, è stata la domanda provocatoria del direttore. “Chi me lo avrebbe mai potuto dire”, è stata la risposta di Morra, “che sarei stato prossimo a realizzare un’esperienza di questo tipo. Però credo che tutti noi dobbiamo smettere di incentivare l’odio. A me non interessa avere due voti in piu o due voti in meno, a me interessa per responsabilità politica portare a casa misure che tutti diciamo di desiderare e che questo Paese attende da troppo tempo”. Proprio perché simili e, gli uni spesso interpreti della delusione degli altri, M5s e Pd hanno faticato a riaprire il dialogo. E, quando Gomez si è rivolto alla Bonafè, l’eurodeputata ha riconosciuto le difficoltà del passato: “E’ indubbio”, ha detto, “che in questi mesi ce le siamo suonate, se no non diremmo la verità ai nostri lettori e cittadini. Il clima di odio, di contrapposizione muscolare, è un clima che ha avvelenato il dibattito pubblico e politico. I cittadini ci chiedono discontinuità anche su questo. Inasprire il clima non porta da nessuna parte, è arrivato il momento di sederci intorno a un tavolo. Dobbiamo capire quali sono i punti di convergenza tra di noi e dobbiamo portare a casa subito tutta quella serie di provvedimenti che il Paese aspetta da anni”.

Il rinnovamento dei volti che andranno al governo – Il direttore Gomez ha quindi ricordato a Morra le parole di Beppe Grillo, che solo ieri ha detto di “essere esausto” per le infinite trattative e ha chiesto ai suoi di non discutere solo di poltrone, ma guardare al futuro. “Beppe”, ha risposto il grillino, “ha sottolineato con la sua straordinaria solita ironia che questa è una possibilità che il Paese non si deve far scappare”. Il fondatore del Movimento si era però anche rivolto ai giovani del Partito democratico. “A me ha molto colpito l’appello ai giovani democratici”, ha detto sempre Morra. “Devono essere le giovani generazioni a prendere il coraggio di mandare in pensione qualche dinosauro. Se il progetto dovesse fallire per poltrone o posti, sarà mechinità dell’animo umano. Sono convinto che guardandoci negli occhi tutti sapremo fare quel passo di lato che permetterà a tanti di tornare a credere nelle istituzioni di questo Paese”. Grillo in questi giorni è intervenuto per dare la sua linea, a volte anche lasciando trasparire critiche per l’operato del capo politico Di Maio. Sul fronte Pd, chi ha invocato “discontinuità” è stato invece il segretario Nicola Zingaretti. Per l’eurodeputata Pd, quello deve essere l’elemento di partenza: “Siamo di fronte a un’operazione ad altissimo rischio”, ha detto. “L’unico modo per azzerare è fare un’azione riformatrice efficace subito. Noi abbiamo chiesto discontinuità. Non ci capirebbero i nostri elettori se il Pd fosse la sostituzione di chi ha governato prima. Noi non è che ci diciamo. Ci deve essere una modifica dei protagonisti. E lo dico forse soprattutto per il Partito democratico“.

La discontinuità in Europa – Morra e Bonafè hanno anche parlato di cosa dovrà cambiare in Europa. “Dobbiamo dare segnali profondi di discontinuità anche rispetto a Bruxelles”, ha detto l’eurodeputata. “Oggi il nostro Paese deve essere un protagonista, ma le condizioni ci sono: finora non abbiamo toccato palla”. Per il senatore 5 stelle, “discontinuità” significa cambiare “le politiche di austerity che si sono dimostrate folli e che adesso dobbiamo riconsiderare in sede europea. Per me vengono prima le persone e poi i profitti degli azionisti”. Quindi la democratica ha replicato: “Il 3 per cento non è un tabù, un dogma. Oggi se l’Italia è in grado di presentare all’Europa un piano di riforme credibili e investimenti sulla nuova green economy, io penso che di fronte a una manovra fatta in questo modo l’Europa non possa chiudere gli occhi. Anche noi siamo per combattere le disuguaglianze“.

Il ruolo di Renzi – I due esponenti dei partiti che stanno provando a far partire il dialogo in queste ore, hanno poi affrontato la questione della durata dell’esecutivo. Il direttore Gomez ha tirato in causa il ruolo di Matteo Renzi e la sua influenza sul futuro progetto. “Non è che ad un certo punto esce dal Pd e si unisce con pezzi di Forza Italia?”, ha chiesto. “Voglio ricordare”, ha detto Bonafè che può essere annoverata tra le prime renziane. “Se siamo a una situazione attuale è anche perché c’è stato un signore che si chiama Matteo Renzi e ha sparigliato le carte. Altrimenti a quest’ora eravamo al Papete con Salvini che faceva campagna elettorale”. Fatta questa premessa però, ha aggiunto: “Io sono d’accordo che questo governo debba durare per fare le cose per questo Paese e se iniziamo a litigare dal giorno dooo vuol dire che non abbiamo capito cosa ci chiede l’Italia. Non può essere la riproposizione delle litigate del governo gialloverde”.

L’immigrazione – Tra i temi delicati che saranno sul tavolo di Conte c’è sicuramente “l’immigrazione”: “Nicola dobbiamo cambiare registro”, ha detto Bonafè. “L’immigrazione non puo essere un tema da campagna elettorale, è una questione strutturale che non si può gestire a suon di battute. L’Europa non ci è venuta incontro perché in questi mesi abbiamo fatto la partita di Orban: siamo finiti tra i Paesi sovranisti. La prima cosa è recuperare credibilità e protagonismo anche per gestire l’immigrazione: non lo gestiamo contro l’Europa, ma insieme all’Europa”. Morra ha replicato: “Non basta l’Ue, perché siamo di fronte a un fenomeno epocale”. Quindi ha aggiunto che “la xenofobia è figlia dell’ignoranza” e, per questo, secondo lui, “la prima misura economica dovrà essere investire in conoscenza e cultura”. E ha chiuso: “Si può dire che questo Paese potrebbe ridiscutere la legge Gasparri“. Su questo Bonafè non ha smentito: “Penso che si possa trovare una convergenza. Ma non vi ho visto fare grandi battaglie sull’integrazione in questi mesi. Vi ho visto approvare un decreto in cui chi salva vite umane è un criminale. Ma questo inaccettabile”.

Le alleanze future sul territorio – Guardando sempre al futuro, rimane aperta la questione delle alleanze sul territorio. Premature per entrambi i parlamentari. “Non sia mai“, ha detto il 5 stelle Morra. “Le liste civiche nel 99 per cento dei casi si presentano per le elezioni locali, sono di supporto per partiti che avendo vergogna nascondono il simbolo. Si innesca poi il rapporto di dipendenza\subalternità”. E i 5 stelle devono essere altro, secondo Morra. “Siamo arrivati fin qui da soli e possiamo farcela”. Anche Bonafè ha preso tempo: “Un conto, ma un conto sono le alleanze sui territori. Se ci saranno convergenze sui programmi si andrà avanti, se no non si andrà avanti”.

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